Disuguaglianze, equità e fisco (prima parte)

Vieri Ceriani prende spunto dalla lettera di Milton Friedman contro le imposte di successione pubblicata sullo scorso Menabò e sostiene il ruolo di queste ultime come correttivo alla disuguaglianza nelle condizioni di partenza. Argomenta anche che in Italia bisognerebbe non istituire un patrimoniale personale progressiva à la Piketty ma migliorare le imposte patrimoniali reali esistenti e il loro coordinamento con le imposte sui trasferimenti di ricchezza. Occorrerebbe altresì rivedere il trattamento dell’abitazione principale e riformare il catasto.

Imposte sul patrimonio? La persistenza delle resistenze

In questo articolo, curato dalla Redazione del Menabò, viene tradotta e commentata una lettera scritta dal premio Nobel Milton Friedman nel 2001 a sostegno dell’abrogazione dell’imposta sulle successioni, sottoscritta negli anni da centinaia di economisti. La lettera contiene e in parte anticipa molte delle obiezioni mosse ancora oggi alle imposte sul patrimonio in generale. Nell’articolo si illustrano le perplessità che suscitano le argomentazioni di Friedman e si pongono alcune domande, partendo dall’assunto che nessuna imposta è perfetta.

Io c’ero

Fabio Calè, mentre Bologna assiste alla nascita delle Sardine, trascorre 4 ore con i militanti leghisti accorsi al PalaDozza per acclamare Matteo Salvini e la candidata leghista alla presidenza della Regine, Borgonzoni, ansiosi di scrivere una pagina di storia della politica italiana. La cronaca fedele e lievemente allucinata del rito politico leghista permette di compiere una fugace immersione nella cultura della destra sovranista, così come essa si autorappresenta dinanzi ai suoi adepti.

Quando il metro conta più della misura: lo strano caso delle regole fiscali europee

Civil servant si occupa della significatività del rapporto tra debito pubblico e PIL. Dopo aver osservato che, essendosi accumulato nei secoli, il debito pubblico andrebbe rapportato al patrimonio accantonato nello stesso periodo di tempo e non al reddito di un solo anno, Civil servant sostiene che sarebbe comunque meglio confrontare il debito con le entrate fiscali, da cui provengono le risorse per la sua remunerazione e restituzione. Questo cambiamento suggerirebbe di ricorrere alla lotta all’evasione e all’espansione della spesa sociale, invece che all’austerity, per ridurre il debito.

Disuguaglianza e andamento del voto nelle regioni italiane: un’ondata populista?

Daniela Chironi basandosi sui risultati di un recente lavoro sulle determinanti economiche del voto nelle regioni italiane dal 1994 al 2018 sostiene che l’astensione dipende dalla disuguaglianza e dalla polarizzazione dei redditi, dalla precarietà e dalla disoccupazione. Il sostegno ai partiti di governo è, invece, sensibile alla crescita della ricchezza netta media; quello alla Lega all’impoverimento delle classi medie e quello ai Cinque Stelle all’aumento di povertà e precarietà. Queste ultime differenze rendono difficile parlare di ‘ondata populista’.

Tetti e facciate

Civil Servant riconosce che il governo ha preso provvedimenti coraggiosi contro l’evasione fiscale (l’estensione della fatturazione elettronica, maggiori controlli sui rimborsi IVA, su alcune transazioni con l’estero e sui movimenti dei carburanti) e l’evasione contributiva nei sub-appalti. Ritiene però eccessiva la fiducia riposta in due altre misure: la lotteria degli scontrini, che richiederebbe un montepremi troppo elevato per essere efficace, e la limitazione all’uso dei contanti da cui ci si attendono effetti non giustificati dall’evidenza empirica e dall’analisi teorica.

Hasta el Cuneo Fiscale Siempre!

Fabrizio Patriarca si occupa delle proposte del Governo sul cuneo fiscale, notando che siamo di fronte a una ripetizione di quanto accadde con i governi Prodi e Renzi: una delle prime preoccupazioni delle forze di Centro-Sinistra appena entrate al governo è intervenire sul cuneo fiscale. Dopo aver ricordato i costi e gli effetti delle iniziative dei Governi Prodi e Renzi, Patriarca sottolinea le differenze con le proposte oggi in discussione e enfatizza i possibili limiti, economici e politici, di tali proposte.

Scissioni e declino dei partiti politici: un problema di exit e voice?

Maurizio Franzini e Eugenio Levi, prendendo spunto dalla recente fuoriuscita di Matteo Renzi dal Partito Democratico, si chiedono se il declino dei partiti politici dipenda da un cortocircuito fra exit e voice, categorie introdotte da Hirschman negli anni ‘70. In particolare, i due autori argomentano che la crescente personalizzazione della politica ha favorito in misura spropositata l’exit dalle organizzazioni politiche a scapito della voice, contribuendo ad aumentare la frammentazione del sistema politico e la sua litigiosità.

“Pagare tutti, pagare meno”: non solo una questione di equità fiscale

Marcello Basili e Maurizio Franzini prendono spunto da una affermazione sulla necessità di contrastare duramente l’evasione fiscale che Conte ha fatto nello scorso agosto subito dopo aver ricevuto l’incarico di formare il governo da Mattarella. Basili e Franzini, augurandosi che la dichiarazione abbia seguito, sostengono che l’evasione fiscale è una priorità assoluta per il nostro paese e non soltanto per ragioni di equità fiscale ma anche per l’impatto su questioni cruciali come il debito pubblico, il sistema del welfare e le disuguaglianze.

‘Andare oltre il PIL’: il Wellbeing Budget della Nuova Zelanda

Maurizio Franzini ed Eleonora Romano si occupano di un interessante e promettente tentativo di ‘andare oltre il PIL’. Il riferimento è al Wellbeing Budget 2019 della Nuova Zelanda, che si configura come il primo vero e proprio ‘bilancio per il benessere’. Franzini e Romano sintetizzano gli aspetti con maggiore potenziale innovativo di questo progetto e sostengono che, sebbene gli obiettivi siano ambiziosi e ad alto rischio di fallimento, esso merita attenzione soprattutto per la nuova visione del policy making che lo caratterizza.