Nella sezione dedicata ai Focus pubblichiamo interventi diretti a presentare in modo rigoroso ma non specialistico ciò che occorre conoscere per formarsi un’opinione informata su temi largamente dibattuti ma raramente conosciuti nei loro aspetti più importanti.

Gli effetti della crescita dei salari contrattuali sulle imprese

Francesco Devicienti e Bernardo Fanfani intervengono nel dibattito sull’efficacia del sistema italiano di determinazione dei salari che di recente è tornato al centro dell’attenzione in seguito alle proposte d’introduzione di un salario minimo universale. Basandosi su due recenti studi empirici, Devicienti e Fanfani mostrano come il modello di contrattazione centralizzata dei salari attualmente in vigore si adatti con fatica alle variegate esigenze di una popolazione d’imprese alquanto eterogenea.

Il decreto Green Pass: alcuni dubbi e lo spazio per la contrattazione collettiva

Matteo Luccisano esamina il D.L. 127/2021 sull’obbligo di green pass per accedere al lavoro che ha provocato violente reazioni. Luccisano osserva che la norma lascia irrisolte diverse questioni e solleva numerosi dubbi interpretativi che il legislatore dovrà sciogliere. Luccisano propone alcune soluzioni interpretative e ritiene che la contrattazione collettiva, come aggiornamento e attuazione dei protocolli in tema di salute e sicurezza sul lavoro, possa risolvere le criticità del testo governativo.

Gli italiani emigrati all’estero. Effetti sulle imprese

Emanuele Di Carlo si sofferma sul fenomeno dell’emigrazione dei lavoratori italiani in Svizzera e si chiede quali siano i suoi effetti sulle imprese italiane. Utilizzando dati INPS, Di Carlo individua una diminuzione del numero di imprese e una perdita di capitale umano specifico con conseguenze negative per produttività e salari, solo in parte compensate dai maggiori investimenti in capitale fisico. Questi effetti negativi sono concentrati nelle imprese in cui è intenso l’utilizzo di lavoro altamente qualificato.

L’eterno ritorno delle classi sociali

Armanda Cetrulo, Angelica Sbardella e Maria Enrica Virgillito presentano i risultati di uno studio longitudinale sul mercato del lavoro italiano tra il 1983 e il 2018 che documenta la progressiva compressione salariale e la proletarizzazione dei ceti medi. Oltre che di variabili consuete in letteratura, come età, genere e provenienza geografica, lo studio tiene conto dei divari tra categorie occupazionali e la loro rilevanza porta le autrici a sostenere che occorre ridare importanza alle classi sociali come determinanti della diseguaglianza salariale.

“Ricchezza, la solita ignota?” Sempre meno…

Frateblù dà conto di un recente studio dell’OCSE, riferito a vari paesi, sulla concentrazione della ricchezza e sul sovra-indebitamento e la scarsa disponibilità di risorse finanziarie delle famiglie a basso reddito. In particolare la ricchezza del top 10% è cresciuta in quasi tutti i paesi OCSE mentre il sovra- indebitamento e i limitati risparmi espongono le famiglie a basso reddito a gravi rischi in caso di caduta del reddito. Lo studio suggerisce anche alcune politiche di contrasto di queste tendenze.

I working poor tra salari bassi e lavori intermittenti

Michele Bavaro esamina, sulla base di dati amministrativi, l’evoluzione del fenomeno dei working poor in Italia tra il 1990 e il 2017. Dopo aver spiegato come definire i working poor, Bavaro sostiene che emerge con chiarezza la loro tendenza a crescere nel corso del tempo e che alla base di tale tendenza vi è non soltanto il basso livello delle retribuzioni ma anche l’ampliarsi della quota di quanti lavorano pochi mesi all’anno. Di ciò è bene tener conto nel dibattito sul salario minimo legale.

La NASpI di fronte alla crisi pandemica

Roberto De Vincenzi e Giuseppe De Blasio basandosi sui dati amministrativi dell’INPS si chiedono quanti tra i lavoratori e le lavoratrici precari entrati in disoccupazione tra marzo e aprile 2020, in seguito alle restrizioni e alle chiusure delle attività economiche, abbiano beneficiato del sostegno al reddito offerto dalla Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI). Secondo le loro stime si tratta di una quota consistente. I primi dati disponibili sembrano indicare anche una difficoltà a uscire dallo stato di disoccupazione.

Bonus per professionisti non ordinistici: il crollo delle richieste dopo l’introduzione della prova della riduzione del fatturato

Saverio Bombelli, Maria De Paola e Paolo Naticchioni si occupano dei ristori per i lavoratori autonomi non iscritti ad un ordine esaminando, in particolare le conseguenze dell’introduzione, da parte del Governo, di requisiti più stringenti per l’accesso a tali ristori. Gli autori trovano che le domande di indennità si sono ridotte e sottolineano la necessità di affiancare alle misure di sostegno anche efficaci controlli, senza i quali vi è il rischio di destinare risorse a chi non ne ha veramente bisogno.

Sostegno alle famiglie e cura dei figli durante la pandemia da COVID-19: la mamma è sempre la mamma

Paola Biasi, Maria De Paola e Paolo Naticchioni esaminano la fruizione, da parte dei lavoratori, dei congedi per COVID-19 e confermano che sono le madri a svolgere il ruolo di principale care-giver. Infatti, solo nel 21% dei casi i padri hanno usufruito del congedo. Di interesse è anche il fatto che questa quota cresce, sebbene in maniera contenuta, all’aumentare della capacità reddituale relativa della madre. Questo andamento si inverte, però, quando la madre guadagna più del padre.

Il bonus contributivo 2018 per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani: una valutazione

Bernardo Fanfani analizza gli effetti occupazionali del bonus giovani introdotto nel 2018 con lo scopo di incentivare, attraverso una generosa decontribuzione, la creazione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato a beneficio di giovani di età non superiore ai 35 anni. L’analisi condotta da Fanfani mostra che gli effetti di questo provvedimento sull’occupazione giovanile sono stati, nel complesso, positivi.