Nella sezione dedicata ai Focus pubblichiamo interventi diretti a presentare in modo rigoroso ma non specialistico ciò che occorre conoscere per formarsi un’opinione informata su temi largamente dibattuti ma raramente conosciuti nei loro aspetti più importanti.
Fabrizio Leone discute i tratti salienti di “Platform Capitalism”, un libro recente di Nick Srnicek che analizza l’impatto dei big data sulla produzione e sul consumo di massa. Secondo Leone il libro di Srnicek mette bene in luce gli elementi di continuità e di cambiamento rispetto al passato; offre una spiegazione chiara ed efficace delle caratteristiche dell’economia digitale e dei conflitti che possono generarsi al suo interno; indica le politiche pubbliche più appropriate per governare questi conflitti.
Elena Giarda partendo dalla considerazione che nel 2016, in Italia, il 14,5% della popolazione era in condizioni di povertà persistente, analizza il fenomeno della persistenza della povertà nel periodo 2009-2012 in Italia, Francia, Spagna e Regno Unito. Giarda mostra che la persistenza della povertà nel nostro paese è maggiore e sostiene che ciò è dovuto principalmente ai forti divari territoriali – soprattutto in termini di disoccupazione – e a una minore efficacia dell’investimento in capitale umano nel ridurre il rischio di povertà.
Liliana Leone ragiona sulle caratteristiche e sul ruolo delle pratiche di attivazione nei sistemi di reddito minimo – dunque, anche con riferimento al Reddito di Inclusione (REI) – a partire dai risultati della valutazione della misura Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA). Leone concentra in modo particolare la propria attenzione sui casi in cui la causa primaria alla base delle condizioni di povertà sia la mancanza di lavoro e indica i problemi specifici che essi pongono alle pratiche di attivazione.
Nicola Salerno si occupa di pensioni sottolineando come la crisi iniziata nel 2008 abbia marcato un cambio di direzione delle riforme in molti paesi europei, tra cui l’Italia: dalla flessibilità dei requisiti di pensionamento con adeguamenti attuariali degli assegni alle modalità flessibili con cui restare in attività per raggiungere requisiti di pensionamento rigidi. Salerno ragiona sulle motivazioni di questo cambiamento e sugli interventi in grado di attenuarne le possibili conseguenze negative sul benessere dei lavoratori e sul sistema economico.
Luisa De Vita discute il nuovo modello di gestione delle risorse umane nell’ambito delle organizzazioni noto come Smart Working o lavoro agile. Dopo una breve disamina delle caratteristiche di questo modello, De Vita illustra le potenzialità e i limiti dei sistemi di Smart Working e richiama l’attenzione sulla necessità di un approccio che sia in grado di integrare in modo efficace i diversi modelli di funzionamento aziendale, gli impatti differenziali sulle forze di lavoro e le condizioni di utilizzo.
Alessandra Fasano e Ludovica Rossotti si occupano dei Servizi Pubblici per l’Impiego dal punto di vista dell’esigenza di una loro ristrutturazione digitale. Le due autrici illustrano quanto sia variegato in Europa e in Italia il grado di utilizzazione da parte dei servizi per l’impiego delle nuove tecnologie e sostengono che la digitalizzazione può rappresentare un’occasione per facilitare la comunicazione tra sistemi che attualmente non sono connessi e che ciò può contribuire a ridurre le disuguaglianze territoriali.
Roberto Fantozzi ed Eleonora Romano presentano i principali risultati di un recente Rapporto del FMI sulla capacità redistributiva delle politiche fiscali. In particolare, essi si concentrano sul tema delle aliquote fiscali sui redditi più elevati – che secondo il Rapporto potrebbero crescere senza effetti distorsivi – e sull’introduzione di un reddito universale di base. Fantozzi e Romano concludono ricordando che le disuguaglianze di mercato sono molto cresciute e che perciò occorre prestare attenzione anche alle politiche di “predistribuzione”.
Lisa Magnani si occupa dei senzatetto a livello mondiale. Dopo aver documentato le dimensioni preoccupanti che questo fenomeno sta assumendo, anche in aree geografiche ricche, Magnani fornisce elementi per comprendere le ragioni che ne sono alla base. In particolare, Magnani richiama l’attenzione sui prezzi crescenti delle case, collegati alla presenza di rendite, e sull’indebitamento delle famiglie che contribuisce alla vulnerabilità di molte di esse e che è determinato anche dai redditi bassi che si formano nel mercato del lavoro.
Emiliano Mandrone e Leonardo Proeitti Pannunzi affrontano la questione della formazione del capitale umano partendo dalle abilità e talenti posseduti a 13 anni. Dopo aver osservano che molte di queste attitudini vanno perse tra coloro che provengono dalle famiglie più povere, Mandrone e Proietti Pannunzi sottolineano che questa non è soltanto una forma di disuguaglianza ma anche un grande spreco per il Paese e concludono che per porvi rimedio occorre investire nell’istruzione soprattutto di chi proviene da un retroterra familiare e sociale debole.
Rama Dasi Mariani analizza una recente ricerca di Alvaredo, Assovad e Piketty diretta a misurare il livello della disuguaglianza economica nell’area Medio – Orientale considerata nel suo insieme. Mariani sintetizza la complessa metodologia utilizzata dagli autori per superare il problema della scarsità dei dati e della loro limitata comparabilità e illustra i principali risultati raggiunti; in particolare, quello forse più sorprendente: il Medio-Oriente sarebbe la regione del mondo con la più alta disuguaglianza nei redditi.