Ricostruire il passato, decostruire il presente. Stefano Fenoaltea (1943-2020)

Alberto Baffigi e Giacomo Gabbuti ricordano Stefano Fenoaltea, economista e storico economico, tra i pionieri della cosiddetta “cliometria”, scomparso il 14 settembre 2020. In particolare, Baffigi e Gabbuti si soffermano sul suo meticoloso “ricostruire il passato” e ricordano le sollecitazioni metodologiche di Fenoaltea, che negli ultimi anni aveva sistematizzato una profonda riflessione lunga mezzo secolo sul rapporto tra realtà e misurazione, e sull’idea stessa di progresso.

Il Mezzogiorno tra turismo e manifatturiero. Il caso della Puglia

Luigi Scorca e Massimo Armenise, partendo dall’assunto che il Covid-19 avrà anche sulle economie delle regioni meridionali un impatto di non breve periodo, esaminano il caso della Puglia, la regione più dinamica del Mezzogiorno. La tesi sostenuta dagli autori è che questa crisi dovrebbe rappresentare un’occasione per pensare ad una nuova politica per lo sviluppo che eviti quello che considerano un errore commesso nel passato, e cioè puntare sullo sviluppo del settore turistico a scapito di quello manifatturiero.

Una lettera dal Nord (rivolta al Nord) per sfatare 7 luoghi comuni sull’economia italiana

L’economia italiana è, quasi sempre, al centro della discussione che si svolge in Europa sulle dimensioni e le caratteristiche del Recovery Fund. Il discorso pubblico, soprattutto nei Paesi nord-europei, è dominato da politici, economisti e media che spesso rappresentano in modo distorto l’economia italiana. Philipp Heimberger e Nikolaus Kowall, due ricercatori che lavorano in un Paese del Nord, si propongono, rivolgendosi soprattutto al Nord, di confutare quelle rappresentazioni presentando una serie di dati sull’economia italiana.

Debito pubblico, UE e BCE: il presente (e il futuro) alla luce del passato – Prima parte

Gianluigi Nocella partendo dalla considerazione che gli interventi di finanza pubblica sollecitati dalla crisi COVID preludono all’accumulazione di un elevatissimo debito anche in paesi, come l’Italia, già interessati da tensioni, ragiona sul ruolo di alcuni elementi dell’assetto istituzionale europeo nel favorire l’emergere di quelle tensioni nell’ultimo decennio, su quanto esse pesino nella situazione attuale e su quanto sia essenziale e politicamente complicato superarle. Quella che segue è la prima delle due parti di cui si compone l’articolo.

L’azzardo di Karlsruhe

Paolo Paesani esamina la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca a proposito del programma di acquisto di titoli di stato da parte della Banca Centrale Europea. Dopo aver ricordato quale sia stata la genesi della sentenza, Paesani ricostruisce l’ampio dibattito svoltosi sulla questione nelle ultime settimane ed espone il proprio punto di vista sui rischi che da tale sentenza possono derivare per la tenuta dell’Unione Monetaria Europea.

Pandemie e ricerca farmaceutica: la proposta di una infrastruttura pubblica europea (parte seconda)

Massimo Florio e Laura Iacovone proseguendo nell’analisi avviata sullo scorso numero del Menabò sui difetti, nella ricerca, dell’industria farmaceutica, sostengono che i tempi sono maturi per creare una infrastruttura pubblica sovranazionale per la ricerca di base, lo sviluppo, la produzione, vendita e distribuzione di farmaci che mantenga la proprietà intellettuale delle scoperte, con il diritto di produrre o di dare la licenza a terzi, garantendo le cure per le attuali patologie e quelle future.

L’Europa sonnambula

Roberto Tamborini parte dalla considerazione che la crisi del decennio scorso è stata un’occasione persa per creare un’Europa migliore e sostiene che oggi non si tratta di organizzare aiuti umanitari per questo o quel paese. Secondo Tamborini, non basta accontentarsi di qualche miglioramento rispetto agli errori della crisi precedente. Occorre un europeismo esigente, impiantare il seme, seppur piccolo, di un lungamente (dis)atteso cambio di natura più genuinamente europeo.

Pandemie e ricerca farmaceutica: la proposta di una infrastruttura pubblica europea (parte prima)

Massimo Florio e Laura Iacovone osservano che COVID-19 ha mostrato i limiti dell’industria farmaceutica nel programmare investimenti a lungo termine nella ricerca di farmaci utili a contrastare il diffondersi di malattie infettive, privilegiando le aree terapeutiche funzionali alla massimizzazione dei ritorni finanziari attesi dai farmaci. Trascurare la ricerca a più alto rischio, specie quando sono noti o prevedibili effetti sanitari potenzialmente devastanti, è un errore e non deve essere persa l’occasione per modificare obiettivi e attività degli attori del sistema. Florio e Iavocone, indicano come in un articolo di cui questa è la prima parte.

I possibili effetti del COVID-19 (e delle politiche per contenerli) sulle catene globali del valore italiane

Ilaria Fusacchia e Luca Salvatici osservano che sul valore delle esportazioni italiane incidono molto input esteri la cui fornitura è messa in pericolo dalle politiche anti-virus. Ciò potrà richiedere di limitare i rischi relativi a questi approvvigionamenti, ma la produzione autarchica è una pericolosa illusione. Inoltre, vista l’importanza dell’UE per le esportazioni italiane, come mercato finale e come piattaforma verso altre destinazioni, le aziende esportatrici possono beneficiare delle politiche fiscali espansive dei paesi dell’UE.

La concorrenza ai tempi del virus e la rilegittimazione dell’intervento pubblico

Andrea Pezzoli osserva che, nelle crisi, la disciplina antitrust è un problema mentre la concorrenza, integrata da politiche appropriate, può essere parte della soluzione. A suo parere oggi la sfida per le autorità antitrust è contribuire alla ricostruzione dei mercati, favorendo, nel breve, la cooperazione per fronteggiare l’emergenza ma lasciando inalterato rigore nei confronti dei “profittatori del virus”. I processi di concentrazione che accompagneranno la riorganizzazione dei settori più colpiti dovranno poi essere valutati con un approccio flessibile ma non permissivo.