I neobrandeisiani presi sul serio

Andrea Pezzoli interviene sull’approccio neo-brandeisiano all’antitrust che critica l’adozione, come unico criterio del benessere del consumatore, schiacciato sull’efficienza di breve termine, e propone di attribuire alla disciplina della concorrenza molteplici obiettivi, alcuni squisitamente politici. Pezzoli ritiene che il diritto antitrust non sia appropriato per raggiungere quegli obiettivi e sostiene che, invece, focalizzandosi sul nesso tra efficienza e libertà economica e sulla tutela del processo competitivo, si possono dare basi economiche più solide all’approccio neo-brandeisiano.

L’illusione liberista

Andrea Boitani critica in modo radicale il progetto liberista. Un progetto che mira a una società che si risolve nel mercato, dove i rapporti sociali sono irrilevanti, se non mediati dal mercato, le istituzioni politiche valutate solo in base agli interessi economici di individui egoisti, e il denaro può comprare tutto. Le disuguaglianze possono crescere a dismisura in nome del merito, degli incentivi, dell’efficienza. I guasti ambientali sono favoriti dal bilancino dei costi e benefici usato dagli economisti, che pende a favore del presente e “svaluta” il futuro.

Legittimazione ad agire del fondo pensione, fra interpretazione adeguatrice ed inerzia legislativa (Corte cost. n. 154/21)

Pasquale Sandulli commenta la sentenza n. 154/21 della Corte Costituzionale sulla legittimazione ad agire del Fondo Pensione in caso di omissione del versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Sandulli si soffferma su due tra i numerosi profili di inammissibilità della questione e sostiene che il quadro in cui collocare le indicazioni della Corte è il rischio di evanescenza del sistema di Welfare conseguente all’attribuzione ai Fondi pensione della titolarità di situazioni giuridiche deprivate della loro effettiva realizzabilità.

Presente e futuro delle politiche sanitarie

Chiara Giorgi mostra come la pandemia abbia messo in evidenza le fragilità del Servizio Sanitario Nazionale penalizzato da anni di sotto-finanziamento, da tagli alle strutture e al personale, dallo spazio lasciato alla sanità privata e dall’indebolimento della medicina territoriale. Giorgi sottolinea anche che alcuni recenti e allarmanti segnali indicano che la strada intrapresa non è quella dell’auspicato rilancio e della riqualificazione del Servizio Sanitario Pubblico ma del suo depotenziamento.

La cultura nel PNRR tra nuove sensibilità e vecchi bias

Annalisa Cicerchia muovendo dalla considerazione che arte e cultura possono essere molto utili in una prospettiva di risanamento, ripresa e resilienza legge il PNRR alla luce del ruolo che esso riserva alla cultura. Cicerchia nota che la cultura è citata tra le primissime aree di intervento del PNRR e questo può essere motivo di soddisfazione; tuttavia, la lettura del Piano lascia affiorare anche alcuni vecchi bias che andrebbero superati per non indebolire l’efficacia degli interventi proposti.

La tassazione della previdenza complementare

Ruggero Paladini interviene sulla proposta avanzata da Luigi Marattin di tassare le prestazioni dei fondi pensione complementari come rendite finanziarie. Rilevato che il sistema vigente è un pasticcio di due diverse logiche tributarie, Paladini critica la proposta di Marattin in quanto considerare le prestazioni pensionistiche nel loro complesso come redditi da capitale è errato e, inoltre, crea una illogica differenziazione rispetto alla trattamento fiscale della previdenza obbligatoria.

È opportuno ridurre la protezione dell’impiego?

Chiara Ardito, Fabio Berton, Lia Pacelli e Filippo Passerini valutano gli effetti a medio termine dei contratti a tutele crescenti. Esaminando le imprese piemontesi che impiegano fra i 9 e i 30 dipendenti essi trovano, tra l’altro, che contratti a termine sono stati trasformati in contratti a tempo indeterminato, che l’occupazione è cresciuta e, soprattutto, che la produttività è calata e i profitti sono aumentati. Concludendo, si chiedono se misure con questi effetti siano utili a un paese a produttività stagnante.

L’accordo OCSE-G20 sulle nuove regole fiscali per le multinazionali: un passo nella giusta direzione che manca (ancora) di ambizione

Mikhail Malesnnikov ritorna sulla riforma del sistema di tassazione internazionale d’impresa dopo l’intesa di massima raggiunta a inizio luglio in seno all’OCSE e avallata politicamente dai ministri delle finanze del G20 a Venezia. Malesnnikov sostiene che l’accordo-quadro, da ultimare tecnicamente entro ottobre, è il risultato di uno sforzo di cooperazione internazionale degno di apprezzamento, tuttavia gli obiettivi avrebbero potuto essere più ambiziosi e permangono seri interrogativi sul fronte dell’equità.

La carbon tariff: un male necessario ma (sperabilmente) transitorio

Luca Salvatici ricorda che l’azione “Fit for 55” proposta di recente dalla Commissione Europea per ridurre le emissioni prevede anche una compensazione doganale (CBAM) su alcune importazioni ad alta intensità di carbonio. Salvatici, riconosce le motivazioni alla base della proposta, ma evidenzia le difficoltà pratiche e politiche relative alla sua applicazione e sostiene che sarebbe preferibile un accordo globale per internalizzare le esternalità ambientali derivanti dalle emissioni di carbonio.

Un piano Marshall per l’UE?

Carlo Spagnolo ricostruisce gli aspetti distintivi del piano Marshall e ne ricorda i principali obiettivi; quindi, lo confronta con il PNRR e sostiene che la situazione odierna appare profondamente diversa da quella postbellica, tanto da suggerire che il NGEU, che risponde ad una depressione economica, assomiglia più al New Deal varato dopo la crisi del 1929 che al piano Marshall. Tuttavia, Spagnolo ritiene che si possono individuare alcune analogie, sul piano politico generale e su quello dei meccanismi regolativi.