Crisi o trasformazione della democrazia?

Alessandro Ferrara muove dalla paradossale considerazione che nel momento storico in cui è diventata un orizzonte condiviso da più di metà dell’umanità, la democrazia come regime politico si trova ad operare in condizioni sociali, economiche, culturali inusitatamente inospitali. Dopo aver ricostruito le principali dieci condizioni inospitali con cui la democrazia del XXI secolo dovrà convivere, tra le quali rientra la concentrazione del reddito e della ricchezza, Ferrara si occupa del modo in cui il pensiero liberal-democratico degli ultimi decenni ha risposto a queste sfide.

Il Partito nella Rete. Prove tecniche di connessione alla partecipazione pulviscolare

Cristopher Cepernich si chiede come Internet stia trasformando le organizzazioni politiche e le forme di partecipazione e sottolinea che la Network Society da un lato obbliga i partiti a ripensarsi in termini di re-intermediazione nelle relazioni con i cittadini e a rinunciare al monopolio della politica istituzionale e, dall’altro, lungi dall’essere la causa della crisi dei partiti, offre a questi ultimi la possibilità di uscire dal loro attuale stato di debolezza, come mostrano varie esperienze, a iniziare da quella di Obama nelle elezioni del 2008

I partiti, la rappresentanza e la loro pretesa crisi (seconda parte)

Alfio Mastropaolo, nella seconda parte del suo articolo, ribadisce che i partiti di massa, più per scelta che per necessità, non svolgono più la funzione di costituire e regolare la rappresentanza. Di conseguenza la scena pubblica è affollata di attori che si fanno portavoce di altri. Le elezioni fanno da filtro, ma il filtraggio, grazie ai media, è molto dubbio. La politica reagisce con l’ipo-rappresentanza, valorizzando l’esecutivo e la personalizzazione. Ma lo scambio non funziona. E la politica paga la sua impopolarità indebolendosi rispetto ad altri poteri, come quelli economici.

I partiti, la rappresentanza e la loro pretesa crisi (Prima parte)

Alfio Mastropaolo torna sul tema della crisi dei partiti trattato nei precedenti numeri del Menabò con un articolo di cui qui viene pubblicata la prima parte. Mastropaolo muove dalla considerazione che i partiti sono istituzioni rappresentative che traggono la propria legittimità dal farsi portavoce di un gruppo più o meno stabile di cittadini e si sofferma sulla ambivalente collocazione dei partiti tra rappresentanza e partecipazione. Da questa prospettiva, Mastropaolo individua alcune possibili ragioni della metamorfosi dei partiti e ne valuta la plausibilità.

Non mentire può convenire alla politica e ai cittadini

Fabrizio Barca, partendo da alcune vicende politiche recenti, commenta l’intervento di Seravalli e Schena sulla crisi dei partiti, pubblicato sui n. 11 e 12 del Menabò. Barca, riproponendo l’idea del partito-palestra e dello sperimentalismo democratico, riconosce che il “governare sperimentando” richiede che il personale politico rispetti la norma del “non mentire” e sostiene che vi sono incentivi perchè questo avvenga; inoltre, spiega l’importanza della partecipazione dei cittadini ispirata anch’essa alla norma – non utopica – del non mentire e del non essere arroganti.

Sulla crisi dei partiti (parte seconda)

Questo numero del Menabò si apre con l’articolo di Gilberto Seravalli e Alberto Schena che completano la loro riflessione, avviata sul Menabò del 17 novembre 2014, sulla crisi dei partiti nel corso della quale confrontano la posizione di Adriano Olivetti con quella di Fabrizio Barca sostenendo che esse presentano sorprendenti punti di contatto. In particolare, ad accomunarle sarebbe sia l’enfasi posta sulla partecipazione dal basso sia, e soprattutto, la richiesta ai politici di una moralità che non si esaurisce nell’onestà e nella competenza.

Sulla crisi dei partiti

Gilberto Seravalli e Alberto Schena affrontano il tema della crisi dei partiti, in un lungo contributo di cui qui pubblichiamo la prima parte. Essi osservano che Adriano Olivetti 70 anni fa e Fabrizo Barca oggi, di fronte alla crisi della democrazia, hanno proposto radicali riforme. Pur molto diverse (ad es. Barca non vuole abolire i partiti come Olivetti, ma li vorrebbe drasticamente riformati) le due proposte hanno sorprendenti punti di contatto. In entrambe, è centrale sia il ruolo della partecipazione dal basso sia, e soprattutto, la moralità dei politici, che deve essere “speciale”, andando oltre l’onestà e la competenza.