In questo numero del Menabò, Franzini si occupa della classe media e della sua importanza; Viesti esamina criticamente le politiche di finanziamento universitario; Olivito mette in luce i limiti delle politiche abitative; Barbieri spiega che le riforme del mercato del lavoro hanno avuto effetti sociali diversi nei vari paesi; Cataldi illustra le azioni dirette a favorire la convergenza economica nell’eurozona. La scheda di Levi è dedicata alle proposte della Banca Mondiale per rinnovare le politiche di sviluppo e quella di Struffolino e Filandri alla situazione della povertà italiana come emerge dal recente report dell’Istat. Nelle Rubriche, Bianchelli affronta il drammatio problema della tratta a scopo sessuale e dei limiti della normativa; Raitano fa chiarezza sulle caratteristiche del sistema di Welfare greco e sulla sua presunta anomalia. Infine, Pagano ricorda che il debito di un popolo è diverso dal debito di un individuo e trae da questo interessanti implicazioni.
Più in dettaglio, Maurizio Franzini dedica il suo articolo a una riflessione sulla classe media che secondo un recente Rapporto si sarebbe fortemente contratta nel nostro paese. Franzini dopo aver valutato l’attendibilità di questa conclusione, ricorda quanto sia difficile definire, anche soltanto in termini economici, la classe media e, quindi, esprimersi sulla sua evoluzione. Soprattutto, Franzini sostiene che per preoccuparsi del funzionamento dell’economia, della società e della democrazia non occorre attendere – come molti sembrano richiedere – la prova che la sfuggente classe media stia declinando.
Gianfranco Viesti si occupa delle politiche per il finanziamento del sistema universitario italiano seguite dal 2008 in poi e sostiene che tali politiche, con sorprendente continuità tra i diversi governi, stanno determinando un profondo ridisegno di quel sistema. In particolare, secondo Viesti quel che sta avvenendo si può definire una compressione (un sistema più piccolo), selettiva (con i tagli concentrati su alcune sedi e aree) e cumulativa (con meccanismi che si alimentano a vicenda), che ha già prodotto, e continuerà a produrre, importanti effetti.
Elisa Olivito muove dall’analisi di alcuni recenti provvedimenti normativi per sottolineare come da tempo in Italia manchino serie politiche in materia abitativa, in grado di far fronte a un disagio sempre più grave. Olivito sottolinea che l’assenza di tali politiche è, tuttavia, tale da minare la garanzia di un diritto così essenziale come quello all’abitare, dal quale dipende il concreto godimento di altri diritti fondamentali e sul quale si proiettano questioni più ampie, relative al rapporto fra trasformazioni del territorio urbano e funzione sociale della proprietà privata.
Paolo Barbieri presenta i risultati di un ricerca europea sulle conseguenze sociali della flessibilizzazione dei mercati del lavoro focalizzata sul ruolo delle configurazioni istituzionali e del loro impatto soprattutto sui rischi di intrappolamento nel precariato e di ritardo nell’accesso alla maternità per le donne. Il principale risultato che emerge è che soltanto nei paesi del Sud Europa il lavoro flessibile diviene una trappola occupazionale ed esercita un forte disincentivo alla procreazione. Altrove questi effetti sono assenti o molto più lievi.
Alessandra Cataldi, nell’ultimo degli articoli che pubblichiamo, ricorda che condizione necessaria al buon funzionamento di un’unione monetaria è l’integrazione tra le economie nazionali e che negli anni ’50, quando si iniziò a parlare di unione monetaria europea, vi erano posizioni discordanti in merito alla effettiva possibilità di realizzare l’integrazione economica. Ricostruendo le azioni, anche quelle più recenti, intraprese in Europa per realizzare tale convergenza, Cataldi sottolinea che ancora molto resta da fare per completare l’unione monetaria.
Nella prima scheda, Eugenio Levi si sofferma sul recente rapporto della World Bank per il 2015 “Mind, Society, Behavior” che ha l’ ambizioso obiettivo di modificare l’approccio alle politiche di sviluppo suggerendo un framework metodologico basato sulle acquisizioni dell’economia comportamentale e orientato a utilizzare i nudges cioè a disegnare politiche non coercitive che sfruttino l’influenza sulle decisioni individuali delle euristiche cognitive, delle norme sociali, della cultura. Levi sottolinea il grande interesse del Rapporto ma anche qualche deludente conclusione a cui esso conduce.
Emanuela Struffolino e Marianna Filandri dedicano la loro scheda al recente report dell’Istat sulla povertà in Italia nel 2014. Le due autrici sottolineano, da un lato, il dato positivo del non peggioramento della povertà complessiva rispetto al 2013 e, dall’altro, la forte penalizzazione in termini di povertà assoluta e relativa di alcune famiglie e individui con particolari caratteristiche. Soprattutto, esse mettono in luce come le dimensioni della povertà possano sommarsi per la fascie più deboli determinando situazioni di svantaggio cumulativo.
La Rubrica “Cronache Italiane” ospita un contributo di Consuelo Bianchelli sul drammatico problema della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale che interessa anche il nostro paese. Dopo avere richiamato le caratteristiche principali di questo fenomeno, Bianchelli si sofferma sulle politiche nazionali di protezione sociale per le vittime di tratta e mette in luce gli aspetti critici che intervengono nell’applicazione della normativa di riferimento (Art. 18 D.Lgs 286/98). La sua conclusione è che i rischi di marginalizzazione e di vittimizzazione secondaria sono molto alti.
Michele Raitano, per la Rubrica “Territori lontani”, esamina il welfare greco comunemente considerato troppo generoso. Dopo aver chiarito le principali caratteristiche del sistema pensionistico e delle riforme introdotte di recente, Raitano esamina, comparativamente, i livelli e le tendenze della spesa sociale greca. La sua conclusione è, da un lato, che il sistema previdenziale greco non presenta evidenti anomalie e, dall’altro, che l’età effettiva di pensionamento e l’andamento della spesa sociale sono tali da smentire la tesi che in Grecia dopo la crisi non siano state introdotte importanti riforme del welfare.
Infine, nel suo Contrappunto, Ugo Pagano prende spunto dal dibattito sull’entità dei benefici di cui ha effettivamente goduto il “popolo greco” attraverso la concessione del debito e il suo bail out, per interrogarsi sul significato reale di espressioni come “debito greco” e “popolo greco”. Muovendo dall’osservazione che se esiste la mobilità delle persone il popolo che beneficia dei prestiti può non coincidere con quello su cui grava la restituzione del debito, Pagano mostra la rilevanza di questa possibilità per la vicenda greca e, più in generale, per il futuro dell’Europa.