Mentre pubblichiamo il Menabò veniamo a conoscenza dell’improvvisa scomparsa del socio Giovanni Anania, nostro carissimo amico. Alla sua famiglia e ai suoi colleghi dell’Università della Calabria vanno le nostre più affettuose condoglianze
Anche questo numero del Menabò è dedicato, quasi esclusivamente, all’Europa e, in particolare, alla vicenda greca. Del tema si occupano Giorgio Rodano, Francesco Farina, Massimiliano Tancioni, Gianluigi Nocella e Paolo Paesani. Inoltre, di Europa si occupa anche Claudio De Vincenti in un articolo che è la trascrizione del suo intervento al workshop sull’Europa sociale organizzato da Etica e Economia il 17 giugno. Mentre il Contrappunto, scritto a più mani, offre un’analisi ravvicinata dell’Accordo di Bruxelles del 12 luglio. Completano il numero un articolo di Ugo Trivellato sul futuro del lavoro e un ricordo di Luciano Barca basato su quanto hanno detto di lui, in occasione del workshop appena ricordato, Pier Carlo Padoan, Claudio De Vincenti e Maurizio Franzini.
Nell’articolo di apertura Giorgio Rodano sostiene che l’euro non è stata una buona idea perché è nato come compromesso politico tra Francia e Germania, oltretutto viziato da una visione particolaristica. Secondo Rodano in assenza di una forte iniziativa finalizzata all’integrazione e alla crescita dell’area, le politiche economiche dei singoli paesi incontrano vincoli stringenti. Tuttavia, uscire dall’euro non è conveniente per un singolo paese e può destabilizzare l’intera area. Anche per questo, è molto rischioso giocare col futuro della Grecia.
Francesco Farina, nel suo articolo, sostiene che un’integrazione finanziaria senza regole e la crescente competizione cui sono state sottoposte le più deboli strutture produttive della Periferia mostrano che nell’Eurozona l’equilibrio macroeconomico dipende non dall’efficienza di ciascun sistema economico ma dalle interconnessioni che si stabiliscono tra paesi. Secondo Farina, dopo aver sottovalutato le esternalità provocate dall’interdipendenza sistemica, e gli effetti recessivi dell’austerità, i governanti europei non sembrano consapevoli che le istituzioni di governance richiedono profonde riforme.
Ugo Trivellato muove dai cambiamenti indotti dall’Information & Communication Technology nella produzione e nell’informazione ed esplora le condizioni inospitali che essi determinano per il lavoro e per le disuguaglianze nel lavoro e nel tessuto sociale. Dopo aver esaminato alcune rilevanti evidenze e averle commentate, Trivellato prospetta tre chiavi di lettura e suggerisce che la risposta alle questioni che si pongono sia da cercare all’interno del cosiddetto “capitalismo democratico”, con un progetto di riformismo radicale.
Claudio De Vincenti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, del suo intervento al workshop sull’Europa Sociale organizzato da Etica e Economia, presso la Facoltà di Economia della Sapienza, il 17 giugno 2015, che qui riproduciamo, ha ripreso i temi trattati da Frank Vandenbroucke nella sua relazione introduttiva, una sintesi della quale è stata pubblicata sul n. 25 del Menabò. De Vincenti sottolinea l’importanza di un ben disegnato sistema di welfare nella costruzione dell’Europa e le sfide da superare per realizzarlo.
Massimiliano Tancioni riflette sulla sostenibilità del vincolo valutario europeo e sottolinea che la vocazione deflazionistica e mercantile della Germania, in un’area valutaria subottimale, deprime economicamente i paesi periferici e sostiene che la revisione in senso federale dell’Europa richiede un approccio di tipo solidaristico, attualmente assente nelle istituzioni e nei governi europei, mentre la ridefinizione del ruolo della BCE non rimuoverebbe le cause profonde degli squilibri.
Gianluigi Nocella ricorda che, pur in apparenza molto semplice, la produttività è di difficile misurazione. Per questo i dati ad essa relativi, spesso utilizzati per spiegare la crisi dell’eurozona e per proporre “riforme strutturali”, dovrebbero essere usati con più cautela. Secondo Nocella, politiche basate su interpretazioni semplicistiche dell’evidenza disponibile rischiano di aggravare la situazione innescando un circolo vizioso: non necessariamente, infatti, è (solo) la produttività (misurata) a determinare la crescita, ma può ben darsi che sia vero il contrario.
Nei loro interventi al workshop organizzato da Etica ed Economia lo scorso 17 giugno sulla dimensione sociale dell’Unione Europea, Pier Carlo Padoan, Claudio De Vincenti e Maurizio Franzini hanno brevemente ricordato Luciano Barca. Riproponiamo qui quanto hanno detto, come omaggio al fondatore di Etica ed Economia a poco meno di tre anni dalla sua scomparsa.
Paolo Paesani ricorda che spesso le unioni monetarie nascono come soluzione a un problema contingente che coinvolge nazioni diverse, integrate sul piano commerciale e finanziario. Per questo, sostiene Paesani, i benefici dell’unione monetaria sono immediatamente percepiti, diversamente dai suoi costi. Si può così determinare un’indebita accelerazione nel processo di creazione dell’unione monetaria e ciò contribuisce a spiegare perchè gli avvertimenti sulle fragilità strutturali dell’UME siano stati ignorati, fino a giungere all’attuale crisi.
Nel Contrappunto, vari autori forniscono le loro valutazioni sull’Accordo siglato il 12 luglio tra l’Eurogruppo e la Grecia in condizioni di estrema difficoltà. Di quell’Accordo vengono messe in evidenza alcune peculiarità che si riferiscono soprattutto alla novità della procedura di accesso agli aiuti finanziari, al rapporto tra il suo contenuto e consolidate concezione di democrazia, alle strategie che hanno condotto alla sua approvazione e al rilievo assunto dall’esercizio del potere di contrattazione in un contesto di interazione strategica asimmetrica.