Mentre sono in corso di svolgimento nuovi, drammatici atti della vicenda greca, questo numero del Menabò si occupa principalmente del tema della costruzione dell’Europa sociale. Gli articoli di Frank Vandenbroucke, di Pier Carlo Padoan, di Raffaele Tangorra e di Stefania Gabriele sono tratti dai loro interventi al recente workshop sull’Europa sociale organizzato da “Etica e economia”. La scheda di Andrea Ciarini è dedicata al tema, collegato, del Social Investment. Di disuguaglianze si occupano, invece, sia la scheda di Leonardo Bianchi e Stefano Filauro che sintetizza gli interventi di alcuni dei più autorevoli studiosi internazionali al recente Festival dell’Economia di Trento, sia il Contrappunto di FraGRa dedicato a una breve riflessione sugli argomenti di chi non si preoccupa delle disuguaglianze. Completano il numero: l’articolo di Giorgio Grasso sulla sentenza della Corte costituzionale riguardante la perequazione delle pensioni, il contributo di Sergio Ginebri e Francesco Maglione sulle prime evidenze riguardo alla possibilità di inserire il TFR in busta paga e, infine, l’analisi di Simone Vallone sulla riforma della scuola finlandese, già pubblicata sul Menabò.
Più in dettaglio:
Frank Vandenbroucke propone una sintesi del suo intervento al workshop sull’Europa Sociale organizzato da Etica e Economia, presso la Facoltà di Economia della Sapienza, il 17 giugno 2015. Il principale argomento è che la creazione di un consenso di base sul modello sociale europeo è diventata una necessità vitale per l’Unione Europea. Vandenbroucke esamina brevemente anche il Rapporto dei cinque Presidenti pubblicato alcuni giorni dopo il seminario e collega alcuni punti presenti in quel Rapporto con le tesi enunciate nel corso del seminario.
Il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan commentando la presentazione di Vandenbroucke al workshop sull’Europa Sociale sottolinea l’importanza dell’ introduzione della dimensione sociale nell’Unione europea e illustra le difficoltà che occorre superare per realizzarla, soffermandosi in particolare sul ruolo cruciale della costruzione della fiducia reciproca tra gli Stati membri.
Raffaele Tangorra ripercorre le recenti politiche dell’UE, dal punto di vista della loro “dimensione sociale” e sostiene che all’ambizione di considerare lo spazio europeo come un “modello sociale” è sempre seguito un ripiegamento sulla mera dimensione economica e finanziaria. Tangorra sottolinea che con la Commissione Juncker la parola “povertà” è uscita dal lessico comunitario e anche se lo spostamento del focus dall’austerity all’investimento potrà avere con conseguenze positive sulla crescita, la parte più vulnerabile della popolazione sembra dimenticata.
Stefania Gabriele ricostruisce l’accidentato cammino dell’Europa sociale presentando dati che dimostrano significativi arretramenti in numerose variabili di rilevanza sociale, a iniziare da quelli sulla spesa per la protezione sociale. Nella prospettiva di un’inversione di tendenza, Gabriele esamina sia i vincoli che possono derivare da vari documenti europei sia alcune concrete proposte contenute nel rapporto dei Friends of Europe sulla Unequal Europe, in particolare quelle relative all’introduzione di reference budget e di spending power.
Giorgio Grasso torna sulla sentenza della Corte costituzionale relativa al meccanismo perequativo dei trattamenti pensionistici dopo che il Governo, con il d.l. 65/2015, ha dato attuazione ai principi in essa enunciati. Ricostruendo il dibattito che è seguito alla sentenza, Grasso illustra la propria posizione, alla base della quale c’è la convinzione che il giudizio costituzionale ha la sua più profonda ragione d’essere nella garanzia della rigidità della Costituzione e dei suoi principi supremi e intangibili, considerati limiti che la politica non può superare.
Andrea Ciarini si occupa di Social Investment chiarendo che esso poggia sulla possibile combinazione virtuosa tra modernizzazione del welfare, sostegno ai fattori della competitività e nuovi servizi di cura e conciliazione, politiche attive e investimenti in life-long learning a supporto della più ampia partecipazione al mercato del lavoro. Ciarini chiarisce anche come questo equilibrio, tutto giocato intorno ai fattori di offerta – molto di meno sulle componenti della domanda della domanda di lavoro – possa essere sfidato dalla crisi.
Leonardo Bianchi e Stefano Filauro presentano sinteticamente alcune delle idee e delle proposte sulla disuguaglianze presentate al recente Festival dell’Economia di Trento da alcuni dei più autorevoli studiosi del tema. In particolare essi esaminano le tesi di Rodrik sulla distribuzione del reddito a livello globale e quelle di Autor sulle possibili ripercussioni delle nuove tecnologie e, inoltre, sintetizzano le proposte politiche avanzate da Stiglitz e Atkinson per contenere le disuguaglianze e promuovere la mobilità sociale.
Sergio Ginebri e Francesco Maglione commentano le prime evidenze sulle adesioni all’opportunità di anticipare il Tfr in busta paga, introdotta dall’ultima legge di stabilità. Le adesioni, per il momento, sono molto inferiori alle previsioni del governo e secondo i due autori la causa principale è il trattamento fiscale del Tfr anticipato, equiparato a una qualsiasi altra fonte di reddito, che rende non conveniente aderire anche a chi ha redditi inferiori a 15 mila euro, a causa degli effetti negativi sul calcolo dell’assegno al nucleo familiare e dell’ISEE.
Simone Vallone richiama l’attenzione sui successi della scuola in Finlandia sotto il profilo sia della performance degli studenti nei test internazionali sull’apprendimento sia della sua capacità di assicurare effettiva eguaglianza di opportunità agli studenti. Le ragioni di questo successo vanno ricondotte a un processo di riforma attento e coerente di cui Vallone ricostruisce gli aspetti principali.
FraGRa riflettono su alcuni degli argomenti di chi non si preoccupa delle disuguaglianze economiche. L’occasione è offerta da un recente editoriale di Alesina sul Corriere della Sera. Gli argomenti esaminati da FraGRa sono quello secondo cui non occorre preoccuparsi delle disuguaglianze ma solo della mobilità sociale; quello per il quale le disuguaglianze creano incentivi essenziali per il benessere sociale e infine quello, spesso implicito, che l’alternativa alle disuguaglianze correnti è un’assoluta e immeritocratica eguaglianza.
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