In questo numero del Menabò, Marilena Giannetti e Elena Paparella si occupano di un nuovo, singolare, mercato: quello della cittadinanza; Francesco Ferrante e Daniela Federici documentano il deficit di capitale umano di molti imprenditori italiani; Civil Servant richiama l’attenzione sugli ostacoli che le connessioni tra deficit e debito pubblico possono porre al rispetto delle regole fiscali europee; Susan Battles, Alessandra Cataldi e Pietro Zoppoli illustrano i variegati effetti delle politiche di incentivazione delle risorse rinnovabili. La scheda di Giulia Aravantinou Leonidi è dedicata al conflitto tra Obama e i repubblicani sulla riforma dell’immigrazione e quella di Morales Sloop a illustrare una conseguenza singolare della doppia misurazione della povertà (assoluta e relativa). Stefania Gabriele nel suo contributo alla Rubrica “Territori lontani” si occupa della conseguenze dell’austerità sulla salute nell’Europa meridionale mentre Franco Mosconi, contribuendo alla Rubrica “Cronache italiane”, illustra il funzionamento e il successo della “Rete politecnica” per la formazione tecnica superiore in Emilia-Romagna. Infine, nel Contrappunto, Maurizio Franzini riflette sui rapporti tra idee e interessi nel crony capitalism, partendo da una recente vicenda di apparente “compra-vendita” delle idee.
Più in dettaglio, nell’articolo di apertura, Marilena Giannetti e Elena Paparella si occupano degli “immigrant investor programs”, cioè dei programmi che permettono di comprare lo status di cittadino, pagando un prezzo fissato dai paesi che li adottano (tra i quali vi è Malta, membro dell’UE). Giannetti e Paparella si soffermano sulle implicazioni morali, economiche e di tutela dei diritti che ha la singolare coesistenza, in molti paesi, di un libero mercato dei passaporti (per i ricchi ) e di crescenti barriere all’accesso (per i più poveri).
Nel secondo articolo, Francesco Ferrante e Daniela Federici si soffermano su un aspetto solitamente trascurato nel dibattito sulla fragilità e la frammentazione del sistema imprenditoriale italiano: l’adeguatezza del “capitale umano” degli imprenditori. I dati che essi presentano suggeriscono che i ridotti investimenti in istruzione e formazione effettuati nel nostro paese si riverberano anche sulle capacità imprenditoriali e sulle performance delle imprese. Per porre rimedio a questa situazione Ferrante e Federici sostengono che occorre prevedere programmi di educazione imprenditoriale.
Nel successivo articolo, Civil Servant muove dalla considerazione che molto si è discusso della ragionevolezza e dell’accettabilità delle regole europee sui deficit e i debiti pubblici e ben poco della concreta possibilità che le connessioni esistenti tra gli obiettivi oggetto delle due regole impediscano di raggiungerli entrambi. Civil Servant sostiene, invece, che il debito dipende quasi meccanicamente dal deficit e, quindi, che per raggiungere entrambi gli obiettivi sono necessari ulteriori strumenti di politica economica.
Nell’ultimo articolo, Susan Battles, Alessandra Cataldi e Pietro Zoppoli, dopo aver ricordato che l’Italia è uno dei Paesi europei che più ha incentivato le fonti energetiche rinnovabili, riportano i risultati di un recente studio secondo cui la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile ha contribuito a ridurre il prezzo all’ingrosso dell’elettricità. L’effetto degli incentivi è, però, variegato: nel caso dell’eolico la riduzione del prezzo dell’elettricità ha più che compensato il costo degli incentivi mentre, finora, l’opposto si è verificato per il fotovoltaico.
La scheda di Giulia Aravantinou Leonidi esamina la recente ordinanza del giudice della Corte Federale del Texas che sospende l’azione con la quale Obama intendeva evitare l’espulsione di 5 milioni di immigrati irregolari dagli Stati Uniti. Aravantinou Leonidi chiarisce come l’ordinanza si inserisca nel più ampio conflitto tra Obama e i repubblicani sulla riforma dell’immigrazione, che dovrebbe costituire uno degli atti qualificanti del secondo mandato del Presidente, e ricostruisce i passaggi principali di questo conflitto fino agli sviluppi più recenti.
Nella seconda scheda, Morales Sloop si occupa delle misure della povertà per illustrare un possibile paradosso al quale esse possono condurre. Dopo avere ricordato come vengono costruite le soglie della povertà assoluta e di quella relativa, Morales Sloop considera la possibilità che la seconda si collochi al di sotto della prima con la conseguenza che alcuni poveri “assoluti” non sarebbero poveri “relativi”; pertanto essi potrebbero essere definiti “poveri ricchi”. Morales Sloop dimostra anche che questo fenomeno si verifica di frequente in Italia.
Nella Rubrica “Territori Lontani”, Stefania Gabriele esamina le principali conseguenze dei tagli alla spesa sanitaria in alcuni paesi dell’Europa Meridionale e dei conseguenti cambiamenti nel disegno del sistema di Welfare. In particolare, Gabriele sottolinea che in Grecia restano esclusi dai servizi sanitari i disoccupati di lunga durata e in Spagna vengono penalizzati gli immigrati e i giovani di più di 26 anni. Inoltre sono particolarmente preoccupanti i segnali di una riduzione della speranza di vita in buona salute in Italia e Grecia e l’aumento, in quest’ultimo paese, dei suicidi.
Franco Mosconi, nel suo contributo alla Rubrica “Cronache italiane”, illustra il nuovo sistema della formazione tecnica superiore lanciato dalla Regione Emilia-Romagna (“Rete Politecnica”) e mostra che i risultati straordinari, soprattutto in termini di occupazione, ottenuti in alcuni distretti/cluster devono molto alle più strette relazioni fra scuola e mondo del lavoro. Sulla base di questa esperienza, Mosconi sostiene che tutto il sistema-Paese – secondo in Europa per importanza della manifattura – dovrebbe convergere verso il modello tedesco imperniato sulle “Fachhochschule”.
Infine, nel Contrappunto, Maurizio Franzini prende spunto dalla notizia che un ricercatore americano, sostenitore della tesi che il cambiamento climatico non esiste, ha ricevuto cospicui finanziamenti da imprese impegnate nella produzione di petrolio e carbone, per proporre alcune riflessioni sul rapporto tra idee e interessi. Ricordando la fiducia che Keynes e Weber avevano nella forza e nell’autonomia delle idee, Franzini si chiede se quella fiducia non rischi di essere meno giustificata nell’epoca del crony capitalism.
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