Marchionne non ha perso tempo, ottenuto ciò che voleva e cioè un colpo all’articolo diciotto dello Statuto dei lavoratori ha senza batter ciglio annunciato che Fiat avrebbe ridotto la produzione e che ciò avrebbe dato luogo a riduzione dell’occupazione. L’annuncio era atteso e temuto, da tempo la Fiom aveva lanciato l’allarme. Tra Fiat e Crysler Marchionne aveva da tempo compiuto la sua scelta e come giustificazione Marchionne ha parlato di produzione europea in eccesso dimenticando tuttavia di annotare che la maggiore fabbrica europea di auto e cioè la Volkswagen le sue auto le vende senza fatica in tutta l’Asia contribuendo in modo sostanziale a fare della Germania un paese ricco e a piena occupazione. Chi non vende è la Fiat di Marchionne cui l’amministratore e comproprietario della Crysler ha via via dedicato meno attenzione avendo fatto fin dal primo momento la sua scelta a favore della Crysler e del proprio futuro americano. Nella sua sfortunata conferenza stampa Monti aveva pochi istanti, ha prima spiegato con il candore di un monaco liberista che con l’eliminazione dell’art.18 sarebbe caduto un ostacolo alla discesa in Italia di nuove delegazioni di investitori finora scoraggiati dai controlli dei tribunali sulla liceità dei licenziamenti. Ma veniva brutalmente smentito dai fatti. Nessun nuovo arrivo in Italia di delegazioni di investitori osannanti alla mobilità in uscita e, di contro, fuga dall’Italia della Fiat, fondata a Torino nel 1899 da Giovanni Agnelli.
Scritto da: Luciano Barca
Carissimo Luciano,
il tuo commento è chiaro, lucido e di una terribile evidenza. Io sono piemontese e le vicende Fiat lambivano anche la mia famiglia anche se in modo molto marginale e distante. Posso usare l’immagine del sasso gettato nello stagno e dei conseguenti cerchi: mio padre era un sarto ambulante della provincia di Cuneo ma anche lui recepiva se a Torino=Fiat “le cose andavano bene”. Mi raccontava anche che vi era un ramo degli Agnelli a Dronero, nello stesso cortile della casa dei miei nonni,i famosi parenti”poveri” e che anche loro non si comportavano da agnelli bensì da lupi…Che si può dire adesso : rimpiangiamo i lupi? Questo personaggio che sta svuotando la Fiat (tu sicuramente saprai l’enorme ammontare di denaro avuto dai vari governi),sta rubando la dignità ed il futuro di migliaia e migliaia di persone impoverendo l’intero paese NON PUO’ ESSERE AUTORIZZATO A FARE CIO’ CHE VUOLE DAL GOVERNO CHE DEVE SALVARE LA NOSTRA ECONOMIA.
Un cordiale saluto Alba Bonelli
Da anni Marchionne sta cercando un pretesto per andarsene e i sindacati lo stanno agevolando in modo che è suicida ed imbecille. Uno sciopero come quello delle auto arche che bloccano per un mese le vendite di una impresa la cui domanda si è ridotta del 30% è una cosa da indegna.Ora, con un qualsiasi articolo 18 Marchionne “che deve rispondere solo ai suoi ai suoi
azionisti” certamente licenzierà almeno il 20% dei dipendenti “per ragioni economiche”perchè ha il 20% di capacità inutilizzata.
Il sindacato farà manifestazioni durissime e non mancheranno- nel paese di Marco Biagi- anche episodi violenti. E questo darà a Marchionne il desiderato pretesto,con tutte le giustificazioni, per andarsene e fare una multinazionale di alto livello,non in Italia.
Il povero Monti andrà in giro per l’oriente alla ricerca di qualcuno che si voglia comprare i resti della Fiat.I sindacati hanno una enorme responsabilità:con un” esercito di riserva”di disoccupati, precari, sommersi e abusivi non possono pretendere che la loro condizione di previlegio rimanga immutata. Ma se la Fiat fallisce sarà durissima per tutti. Andrea Saba