Stefano Giubboni, Professore di Diritto del Lavoro, Università di Perugia.
I dieci anni trascorsi dall’entrata in vigore della legge 92/2012 sono un tempo certamente sufficiente per tracciare un primo bilancio applicativo, in particolare della «norma simbolo» su cui la riforma Fornero volle lasciare l’impronta più profonda, riscrivendo l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori con l’intendimento dichiarato di marginalizzare la tutela reintegratoria all’asserito fine di favorire…
Stefano Giubboni commenta la proposta di direttiva in materia di lavoro tramite piattaforma digitale della Commissione europea e ne mette in evidenza gli aspetti innovativi rispetto agli esempi di regolazione sinora emersi a livello nazionale. Giubboni si sofferma in particolare sugli indici per l’individuazione del lavoro subordinato presenti nella proposta e sul ‘management algoritmico’ e ritiene che la proposta offre una base minima di diritti fondamentali di cui si avverte sempre più il bisogno.
Stefano Giubboni torna a occuparsi delle questioni sollevate dalla condizione dei lavoratori delle piattaforme digitali per commentare i più recenti sviluppi sia sul terreno giudiziario che su quello politico-sindacale. Su tale ultimo versante, Giubboni giudica di particolare interesse l’iniziativa assunta dalla Commissione europea, che lo scorso febbraio ha promosso una prima consultazione delle parti sociali per un possibile intervento regolativo a tutela dei lavoratori delle piattaforme.
Stefano Giubboni commenta la sentenza del Tribunale di Palermo depositata il 24 novembre, che è la prima sentenza italiana a riconoscere ai riders delle piattaforme digitali la qualifica di lavoratori subordinati. Giubboni colloca tale sentenza all’interno del quadro di regole introdotte dalla legge n. 128 del 2019 e ne valuta le implicazioni rispetto al contratto collettivo sottoscritto – tra molte polemiche – da AssoDelivery e UGL il 15 settembre 2020.
Stefano Giubboni si occupa della prima delle proposte per la ripartenza delle imprese e dell’occupazione presentata dal comitato di esperti in materia economica e sociale presieduto da Vittorio Colao, in cui si raccomanda l’esclusione della responsabilità penale per il contagio da Covid-19. Giubboni illustra le ragioni del suo giudizio negativo sulla proposta.
Stefano Giubboni offre una prima lettura «a caldo» della proposta europea di regolamento per l’introduzione di uno strumento – SURE, nel rassicurante acronimo inglese – che la stessa Presidente della Commissione europea, in un intervento pubblicato su Repubblica il 2 aprile 2020, ha voluto chiamare «cassa integrazione europea». La nota di commento è molto critica, soprattutto sul richiamo – reputato mistificatorio e abusivo – alla solidarietà tra Stati membri.
Stefano Giubboni illustra e commenta – in termini sostanzialmente adesivi – la prima, attesa decisione della Corte di cassazione, dello scorso gennaio, sulla natura del rapporto di lavoro dei riders delle piattaforme digitali. Giubboni mette anche a confronto la decisione della Corte di Cassazione con gli orientamenti giurisprudenziali che si stanno formando in altri Paesi dell’Unione europea e in particolare in Francia, rilevando le principali differenze.
Stefano Giubboni analizza e commenta le regole recentemente introdotte dalla legge n. 128/2019 a tutela dei riders delle piattaforme digitali. Riallacciandosi ad un suo precedente intervento pubblicato nel numero 101 del Menabò, Giubboni dà un giudizio sostanzialmente positivo sulle scelte compiute dal legislatore italiano, che in anticipo su altri Paesi, dove pure il fenomeno è più diffuso, opta per un modello di tutela largamente mutuato dall’apparato protettivo del lavoro subordinato, ancorché ad esso non del tutto sovrapponibile.
Stefano Giubboni commenta le recenti sentenze di merito sui riders delle piattaforme digitali. Dopo avere analizzato sotto il profilo giuridico le motivazioni di tali sentenze, Giubboni si interroga sulle opportunità di una regolazione ad hoc dei lavori tramite piattaforma, muovendo in particolare dalla qualificazione che la sentenza della Corte di Appello di Torino propone del rapporto di collaborazione dei riders.
Stefano Giubboni analizza brevemente il “Decreto Dignità”, chiedendosi, a mo’ di divertissement, se le novità introdotte, soprattutto in tema di rapporti di lavoro temporanei, giustifichino gli allarmi sollevati da autorevoli commentatori, dalle organizzazioni imprenditoriali e dalle opposizioni politiche. La risposta – giocata sul filo dell’ironia – è negativa, visto che per certi aspetti la disciplina dei rapporti di lavoro a termine torna a somigliare a quella della legge Fornero e che l’istituto centrale del Jobs Act – il contratto a tutele crescenti – non è stato modificato nella sua sostanza.