Paola Biasi ha conseguito un Dottorato di ricerca in Economia dello Sviluppo presso l’Università di Firenze. Ha collaborato con il Dipartimento di Scienze politiche e internazionali dell’Università di Siena. Attualmente lavora presso la Direzione Studi e Ricerche dell’Inps, dove si occupa di economia del lavoro e valutazione delle politiche pubbliche.
Paola Biasi, Maria De Paola e Paolo Naticchioni esaminano la fruizione, da parte dei lavoratori, dei congedi per COVID-19 e confermano che sono le madri a svolgere il ruolo di principale care-giver. Infatti, solo nel 21% dei casi i padri hanno usufruito del congedo. Di interesse è anche il fatto che questa quota cresce, sebbene in maniera contenuta, all’aumentare della capacità reddituale relativa della madre. Questo andamento si inverte, però, quando la madre guadagna più del padre.
Paola Biasi, Beini Cai, Maria De Paola e Paolo Naticchioni analizzando gli effetti del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni COVID-19 trovano che essa ha svolto un positivo ruolo di ammortizzatore anticiclico. In particolare, secondo gli autori, la CIG, da un lato, ha contenuto in modo sostanziale, in costanza di rapporto di lavoro, la caduta dei redditi dei lavoratori e, dall’altro, ha impedito che le disuguaglianze crescessero molto, a vantaggio soprattutto di donne e giovani.
Paola Biasi, Beini Cai, Maria De Paola, Paolo Naticchioni si chiedono come le imprese hanno scelto di concentrare o equi-distribuire la fruizione della Cassa Integrazione Guadagni COVID-19 tra i propri dipendenti. Gli autori, dopo aver ricordato che tale scelta ha risvolti in termini di equità e di efficienza, mostrano che le imprese con elevata diseguaglianza salariale hanno concentrato maggiormente l’utilizzo della CIG COVID-19 e quelle con rapporti di lavoro più stabili hanno realizzato una maggiore equità.
Daniele Checchi, Paola Biasi e Maria De Paola partendo dalla diffusa idea che lo smart working consenta di conciliare tempi di lavoro e di vita, si chiedono se in mancanza di un’equilibrata suddivisione del lavoro domestico e di cura, le donne non saranno ancora svantaggiate. Al riguardo, riportano i risultati di un’indagine condotta dall’INPS secondo cui le donne apprezzano meno degli uomini lo Smart Working, e ciò avviene soprattutto quando non possono contare sulla collaborazione dei familiari nella gestione degli impegni domestici.