Elena Paparella è ricercatrice in Istituzioni di Diritto Pubblico, Facoltà di Economia, Sapienza Università di Roma. E’ membro della Redazione del “Menabò di Etica e Economia”. Tra i suoi lavori più recenti: Intergruppi parlamentari, rappresentanza fluida e recenti evoluzioni del parlamentarismo, con R.D. Mariani e E. Levi, in Costituzionalismo.it, 2/2017; La partecipazione dei lavoratori tra premi di risultato, lavoro agile e norme del Jobs Act sui licenziamenti: quale attuazione dell’art. 46 della Costituzione?, in M. Iadicicco, V. Nuzzo (a cura di), Le riforme del diritto del lavoro. Politiche e tecniche normative, Quaderno della Rivista Diritti Lavori Mercati, Editoriale Scientifica, 2/2016, 251; La Bce e l’ambivalente uso dell’indipendenza nella crisi della zona euro, in P. Marsocci (a cura di), Partecipazione politica transnazionale, rappresentanza e sovranità nel progetto europeo, Editoriale Scientifica, 2016, 285, anche in Osservatorio AIC, 2/2016; Second-generation Migrant Woman and the Acquisition of Italian Citizenship, in E. Olivito (ed.), Gender and Migration in Italy. A Multilayered Perspective, Ashgate, Farnham, 2016, 195.
Elena Paparella illustra la procedura per la nomina del Governatore della Banca d’Italia introdotta, in un turbolento contesto, nel 2005 e ricorda che essa ha indebolito l’autonomia della Banca riallocando il potere di nomina a carico dell’organo politico. Paparella, anche in base al confronto con altri paesi, sostiene, in particolare, che è rimasto irrisolto il problema della compatibilità tra l’indipendenza istituzionale della Banca e la riconduzione della nomina al capo del Governo. Questa debolezza contribuisce a spiegare le vicende delle ultime settimane.
Elena Paparella mette in luce una delle questioni emerse durante il recente vertice del G7 di Bari, ovvero le negoziazioni, condotte a latere dei temi principali, sulla ristrutturazione del debito greco. Al di là delle profonde divergenze tra governo tedesco e FMI, Paparella sottolinea, ancora una volta, la dubbia legittimazione del ruolo e della collocazione istituzionale del FMI in questi negoziati, ricercandone le ragioni nel quadro dell’evoluzione del diritto internazionale, nonché delle progressive mutazioni relative alla natura delle funzioni del FMI nello scenario delle relazioni economiche internazionali.
Elena Paparella esamina la proposta della Commissione Ue per un Regolamento volto ad introdurre i c.d. Structural Reform Support Programme (SRSP), per l’assistenza tecnica agli Stati membri che la richiedessero per attuare le riforme strutturali. Paparella solleva qualche dubbio sulla base giuridica adottata per il Regolamento e sostiene che si tratta di un’ulteriore – benché sommessa – diminuzione della sovranità statale, che utilizza ancora una volta l’argomento della necessità di competenze tecniche per ovviare all’assenza di procedure legittime e condivise di cessione della sovranità.
Elena Paparella dà conto di una pluralità di attività e progetti diretti a diffondere la cultura della legalità nelle scuole di cui si è fatta promotrice Libera. Nel commentare queste esperienze Paparella ne mette in luce il rapporto con l’obiettivo di realizzare una scuola aperta, intesa anche come laboratorio di educazione alla cittadinanza, enunciato nel ddl di riforma della scuola e suggerisce che un’attenta considerazione di queste esperienze potrebbe essere di aiuto al legislatore per meglio specificare gli obiettivi da perseguire.
Francesca Fontanarosa e Elena Paparella esaminano le disposizioni del Jobs Act e delle norme attuative sul sotto-inquadramento dei lavoratori mettendone in risalto i profili di incerta legittimità. Le autrici richiamano gli orientamenti giurisprudenziali che hanno contribuito a definire la mansione anche come bene a carattere immateriale; sostengono che tale componente della qualifica professionale sia di ricondurre alla sfera della inviolabilità di diritti costituzionalmente garantiti e si chiedono se la conservazione del livello retributivo, prevista dal Jobs Act in caso di demansionamento, sia una misura conforme al dettato costituzionale
Marilena Giannetti e Elena Paparella si occupano degli “immigrant investor programs”, cioè dei programmi che permettono di comprare lo status di cittadino, pagando un prezzo fissato dai paesi che li adottano (tra i quali vi è Malta, membro dell’UE). Giannetti e Paparella si soffermano sulle implicazioni morali, economiche e di tutela dei diritti che ha la singolare coesistenza, in molti paesi, di un libero mercato dei passaporti (per i ricchi ) e di crescenti barriere all’accesso (per i più poveri)
Elena Paparella prende spunto da un’affermazione di un giornalista tedesco alla vigilia delle elezioni greche sulla presunta investitura democratica della Troika, per chiarire alcuni aspetti relativi all’incerta base giuridica e alla discutibile legittimazione dell’anomalo organismo composto da Commissione, Bce e FMI. Paparella fa riferimento a pur interessanti interventi critici del Parlamento europeo relativi all’operato della Troika, per sottolinearne tuttavia la scarsa incisività.
Elena Paparella ragiona sulle polemiche suscitate dalla lettera inviata il 22 ottobre dal Commissario Katainen al ministro Padoan per chiedere chiarimenti sul rinvio del raggiungimento degli obiettivi di medio termine della finanza pubblica, ritenendo il caso meritevole di attenzione al di là dell’accordo poi raggiunto. Paparella puntualizza, da un lato, che la lettera di Katainen non può essere accostata a quella che Trichet e Draghi spedirono al governo italiano nell’agosto del 2011 e, dall’altro, che non vi sono norme che prevedano la segretezza pretesa dal presidente Barroso.
Elena Paparella ricostruisce il processo che, in relazione al sostegno finanziario da concedere agli Stati in difficoltà, ha portato a trapiantare la “stretta condizionalità” dal FMI all’Europa – prima con i Memorandum of Understanding e poi con il Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità – e sostiene che esso pone nuove sfide alla sovranità statale. In particolare, quest’ultima rischia di essere sottoposta a limitazioni non del tutto legittime e, per questo, Paparella ritiene necessario un ripensamento dell’architettura istituzionale dell’UE.