Elena Granaglia è professore ordinario di Scienza delle Finanze nell’Università di Roma Tre e membro della Redazione del “Menabò di Etica e Economia. Ha recentemente pubblicato, con Maurizio Franzini e Michele Raitano, "Dobbiamo preoccuparci dei ricchi? Le disuguaglianze estreme nel capitalismo contemporaneo", Il Mulino, 2014.
Elena Granaglia, prendendo spunto dalle tante riflessioni presentate al recente Festival Internazionale dell’Economia di Torino, si concentra sull’ideale meritocratico, individuando sei domande lasciate aperte. La sua conclusione è che, forse, dovremmo spostare l’attenzione dalla meritocrazia al valore delle competenze. Ma, sostiene Granaglia, le domande aperte dovrebbero essere di interesse anche per chi non condivida tale conclusione. Per considerare la meritocrazia un ideale occorre chiarirne meglio caratteristiche, confini e implicazioni.
Elena Granaglia ricorda il Prof. Franco Romani a 20 anni dalla sua scomparsa. Ricordare il Prof. Romani, secondo Granaglia, significa ricordare uno dei migliori esempi di pensatore liberale. Ciò vale sia, per il profilo dei contributi da lui offerti in merito alla difesa dei mercati come istituzioni sociali sia per il suo modo di fare ricerca, sempre aperto al dialogo e rispettoso del pluralismo delle idee. Tutto ciò, sostiene Granaglia, rappresenta un lascito importante anche per chi proviene da una cultura di sinistra.
Elena Granaglia presenta il recente Rapporto The Great Shift, elaborato dall’Independent Commission for Sustainable Equality (ICSE) in collaborazione con la Progressive Society e ne mette in luce i numerosi spunti, in vari ambiti, che esso offre la elaborazione, da parte della sinistra, di una strategia in grado di far fronte ai problemi contemporanei. Di particolare interesse, è la trattazione, cogente e appassionata, del legame, oggi indissolubile, fra giustizia sociale e giustizia ambientale.
Elena Granaglia si occupa del ruolo del welfare all’interno del PNRR. Pur riconoscendo l’importanza dei finanziamenti previsti, Granaglia sottolinea due rischi della visione soggiacente di welfare come sostegno all’inclusione lavorativa e aiuto per chi resta indietro. Da un lato, il PNRR trascura il ruolo dei mercati nell’assicurare redditi decenti, così indebolendo anche l’efficacia delle politiche su cui fa leva. Dall’altro, il PNRR sembra dimenticare che il welfare è anche spazio per una forma di vita diversa da quella che caratterizza il mercato e i meccanismi che nel pubblico lo mimano.
Elena Granaglia interviene nella recente discussione, ospitata da La Stampa, fra Barca e Esposito, da un lato, e Boeri, dall’altro in materia di finanziamenti alla ricerca universitaria. La tesi sostenuta è che occorra evitare di fare cani di paglia. Diversamente da quanto sostenuto da Boeri, la proposta di Barca e Esposito di privilegiare il finanziamento di progetti di interesse collettivo è del tutto coerente con meccanismi competitivi di valutazione. In ogni caso, anche se volessimo premiare chi pubblica meglio, come suggerisce Boeri, resterebbero da definire molti importanti dettagli.
Elena Granaglia porta l’attenzione su un importante contributo fornito dal recente libro di Chiara Saraceno, David Benassi e Enrica Morlicchio, Poverty in Italy. Features and Drivers in a European Perspective (Policy Press, 2020) ossia sulla necessità di adottare un approccio strutturale al contrasto della povertà. Questa prospettiva richiede di occuparsi dei processi sociali che generano la povertà, prestando attenzione al ruolo del mercato, della ripartizione delle responsabilità fra la collettività e la famiglia, delle divisioni di genere del lavoro e delle norme sociali.
Elena Granaglia osserva che spesso la crisi economica conseguente alla pandemia da Covid-19 viene accostata alla situazione post-bellica e sostiene che tale accostamento può essere utile, ma per una ragione largamente trascurata e messa in luce dall’ultimo libro di Piketty: nel dopoguerra ci si impegnò a contrastare le disuguaglianze economiche nella convinzione che si trattasse di un elemento essenziale del credo democratico. Le politiche da adottare oggi potrebbero essere diverse, ma uguale dovrebbe essere l’impegno contro le disuguaglianze come essenziale questione democratica.
Elena Granaglia propone ai lettori e alle lettrici del Menabò tre libri sulle disuguaglianze da poco usciti, di T. Scanlon, di F. Barca e P. Luongo e di H.Cottam. Il primo presenta in forma piana le tante ragioni etiche per mettere in discussione la disuguaglianza economica. Il secondo offre una proposta compatta di cosa fare e il terzo delinea una nuova e appassionante visione del welfare. Nella loro diversità i tre libri si integrano assai bene, fornendo tasselli indispensabili a qualsiasi seria strategia di contrasto delle disuguaglianze.
Elena Granaglia esaminando le proposte di welfare contenute nel documento elaborato dal Comitato Colao, sostiene che molte di esse sono condivisibili, ma la visione complessiva solleva perplessità sotto il profilo della giustizia sociale e della possibilità di attuare le misure auspicate. Granaglia si concentra sulla sottovalutazione della dimensione universale e di bene comune del welfare, sull’accettazione, quanto meno implicita, di una visione dei mercati quale luogo naturale e sulla assenza di attenzione alla struttura di governance delle politiche.
Elena Granaglia, partendo dal libro di Francesco Pecoraro, Lo stradone, riflette sull’inaridimento della socialità e sui costi che ne derivano per le nostre società. Pur riconoscendo i tanti ostacoli ad una rivitalizzazione della socialità, Granaglia individua le responsabilità delle politiche e suggerisce alcuni rimedi. Centrali a questo riguardo si dimostrano le politiche urbane, da quelle urbanistiche a quelle sociali, attente alle opportunità di partecipazione diretta dei cittadini nelle scelte e nella co-produzione dei servizi.