Claudio Treves, laureato in Filosofia, dal 2018 presiede il Comitato di Garanzia nazionale della CGIL. Prima del pensionamento, è stato segretario generale del NIdiL CGIL e, dal 2002 al 2013, ha coordinato il dipartimento Politiche Attive del Lavoro presso la CGIL nazionale.
Claudio Treves discute alcune proposte del Gruppo di lavoro ministeriale sul contrasto al lavoro povero e sostiene che è urgente andare verso la combinazione di una soglia minima legale di garanzia e di retribuzioni definite nel loro valore generale dai contratti collettivi, sottoscritti dalle organizzazioni più rappresentative dei datori di lavoro e dei lavoratori. Sui sostegni pubblici diretti a integrare i salari insufficienti, Treves ritiene che non dovrebbero essere alternativi ai miglioramenti salariali di origine contrattuale.
Claudio Treves sostiene che i Diari di Bruno Trentin relativi agli anni 1995-2006 (recentemente pubblicati) siano una straordinaria occasione per riflettere sul difficile rapporto tra libertà ed eguaglianza nel pensiero del movimento operaio, soprattutto ora che si discute del futuro del Paese. Da un’idea di autonomia progettuale fondata sul riconoscimento della libertà cosciente delle persone i soggetti collettivi potrebbero elaborare una strategia dei diritti come valorizzazione, qui ed ora, delle potenzialità della persona che lavora.
Claudio Treves si interessa delle misure di sostegno al reddito per lavoratori non dipendenti, in particolare per i titolari di Partita Iva iscritti alla Gestione separata Inps, e mette a confronto due proposte recenti, elaborate rispettivamente dall’apposita Commissione del Cnel e da NIdiL-Cgil (la categoria dei lavoratori non standard). Di tali proposte Treves discute gli approcci e indica gli elementi meritevoli di ulteriore approfondimento, riguardanti in particolare le modalità di erogazione e le fattispecie che danno diritto alla misura di sostegno.
Claudio Treves coglie l’occasione della recente costituzione in cooperativa dei lavoratori della Unilever di Marsiglia diretta a impedire la chiusura dell’impresa per riflettere sui problemi che incontrano oggi le cooperative come forma alternativa di organizzazione della produzione. In particolare, egli richiama l’attenzione sulla questione delle competenze, su quella del funzionamento della democrazia interna e sulla degenerazione della natura delle cooperative indotta dai vantaggi fiscali riconosciuti a questa forma di impresa.