Chiara Saraceno attualmente è honorary fellow al Collegio Carlo Alberto, Moncalieri/Torino. Tra i suoi lavori recenti, il Welfare (il Mulino 2013); Coppie e famiglie. Non è questione di natura (Feltrinelli 2012); Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi (Feltrinelli 2015).
Chiara Saraceno dopo aver partecipato a un dibattito televisivo sul Reddito di Cittadinanza, in cui veniva riproposta la tesi che i percettori del RdC si rifiutano di lavorare, ha ricevuto una lettera. Era di Federica, 43 anni, percettrice del RdC, che, stanca di sentirsi dare della ladra e della parassita, ha voluto raccontarle la sua storia anche per smettere di sentirsi invisibile. Saraceno ricostruisce la vicenda, pubblica la lettera di Federica e fornisce elementi per esprimersi in modo informato sulla questione dei percettori del RdC che si rifiuterebbero di lavorare.
Chiara Saraceno si occupa della proposta del reddito di cittadinanza oggi in discussione. Pur riconoscendo al M5S il merito di avere posto al centro dell’agenda politica il contrasto della povertà con adeguati finanziamenti, Saraceno ritiene che la proposta abbia diversi vizi: alcuni originari – la visione del reddito di cittadinanza come politica del lavoro – altri emersi di recente – come l’esclusione degli stranieri non comunitari o i vincoli stringenti alla spesa del reddito – che rischiano di produrre una vera e propria metamorfosi della proposta iniziale
Chiara Saraceno sottolinea che il contrasto della povertà richiede una pluralità di interventi tra loro coerenti che devono consistere ad esempio in politiche di sostegno ai costi dei figli, in appropriate politiche per la casa e investimenti nell’istruzione. Dunque non basta investire nell’occupazione né è sufficiente un reddito minimo. Nondimeno un reddito minimo, inteso come trasferimento non categoriale rivolto a tutti i poveri, è cruciale e va messo a regime subito, anche perché fra le diverse proposte oggi in discussione è possibile una mediazione.
Chiara Saraceno ricorda che vi sono minori poveri anche in famiglie che percepiscono un reddito da lavoro e sottolinea che molti paesi affrontano questo problema con varie misure: assegni per i figli, sostegno all’occupazione femminile, integrazione di reddito. In Italia queste misure mancano o sono presenti solo in forma parziale e categoriale; ma ciò che più preoccupa è l’assenza di efficaci interventi di contrasto della deprivazione di esperienze educative, di attività di tempo libero e di socialità nella prima infanzia e lungo tutto il processo di crescita.