Menabò n. 142/2021

Questo numero del Menabò, oltre ai contributi di Federico Butera, Fabio Calè, Roberto Tamborini e Gianfranco Viesti, ospita 5 interventi sul tema del salario orario minimo dopo la proposta di Direttiva che la Commissione Europea ha reso pubblica alla fine di ottobre. Emanuele Menegatti mette in luce due criticità della proposta: la limitata competenza dell’Unione in…

Verso uno strumento europeo sul salario minimo

Emanuele Menegatti analizza le principali azioni che la proposta di Direttiva si propone di mettere in campo, per garantire adeguatezza dei salari minimi legali e supporto della contrattazione collettiva. Secondo Menegatti questi interventi, per quanto desiderabili dal punto di vista sociale ed economico soprattutto nell’attuale crisi da pandemia, presentano due rilevanti criticità: la limitata competenza dell’Unione in tema di retribuzione e la netta opposizione di alcune parti sociali, specialmente nei paesi del nord Europa.

Al andar se hace camino: la Proposta di Direttiva sul salario minimo tra ottimismo della volontà e…

Antonio Lo Faro commentando la proposta di Direttiva sul salario minimo europeo sostiene che, sebbene sia afflitta da rilevanti limiti contenutistici dettati da una comprensibile prudenza istituzionale e sia circondata dalle diffidenze delle parti sociali e degli Stati membri, essa costituisce un importante segnale di cambiamento suscettibile di essere letto nel contesto di un più complessivo riorientamento delle politiche sociali dell’Unione, non esclusivamente legato all’emergenza pandemica.

Salario minimo e Europa. Monitoraggio dei dati, distacco e appalti pubblici

Michele Faioli si concentra su due punti della proposta di Direttiva sul salario minimo europeo: il monitoraggio e la raccolta dei dati sulla cd. copertura contrattuale dei lavoratori (il 70% di copertura in un settore); il collegamento tra regime giuridico degli appalti pubblici e salario minimo per gli operatori transnazionali. Con riferimento a quest’ultimo e ai problemi di dumping sociale correlati ai distacchi transnazionali nell’ambito di appalti pubblici, Faioli auspica un dibattito su soluzioni che richiamano il Fair Labor Standards Act e il regime di interstate commerce.

Può l’impresa essere responsabile rispetto alla sfida del clima, della disuguaglianza, della pandemia? Teoria e pratica dell’”impresa integrale” (prima parte)

Federico Butera, in un articolo diviso in due parti, sostiene che crisi ambientale, povertà, disuguaglianze, strisciante terza guerra mondiale e pandemia richiedono una riconsiderazione del ruolo delle imprese. In questa prima parte illustra i limiti delle imprese ‘irresponsabili’ e, anche ricostruendo l’esperienza dell’Olivetti negli anni ’60, inizia a delineare i caratteri distintivi dell’impresa integrale, ossia quella “impresa normale che sviluppa in modo eccellente e congiunto valore economico e sociale attraverso una strategia e azioni concrete”.

Il futuro delle regole fiscali europee e la “solitudine” dei riformisti

Gianfranco Viesti ritiene che per il futuro dell’Italia nel prossimo decennio saranno decisive le regole di finanza pubblica nell’area euro sulla riforma delle quali, dopo la loro sospensione, è in corso una discussione di grande interesse, tecnico e politico. Viesti richiama, però, l’attenzione anche sul fatto che il programma Next Generation EU rappresenta già una cesura significativa, non solo per il suo finanziamento comunitario, ma anche per le indicazioni comuni in termini di politiche pubbliche e per l’allocazione territoriale delle risorse.

Rapsodia in rosso (Il Pci per sentito dire)

Fabio Calè rilegge, nell’imminenza del centenario del Pci, il recente numero speciale del Menabò dedicato a Luciano Barca nel centenario della sua nascita. Prendendo spunto da una frase contenuta in Buscando il mare, e raccogliendo gli stimoli offerti da diversi articoli contenuti in quel numero, Calè ricompone i suoi ricordi, anche personali, sui comunisti italiani e sulla cultura politica che seppero esprimere, avanzando la speranza che il suo significato più originale di quella cultura possa essere ancora trasmesso.

Il salario minimo nella proposta di Direttiva europea: un’opportunità e una sfida all’epoca del COVID

Alessandra Cataldi, Mattia De Crescenzo e Germana Di Domenico illustrano gli aspetti principali della proposta di Direttiva per la definizione di un quadro comune europeo sul salario minimo sottolineando che la proposta non contiene misure che hanno un’incidenza diretta sul livello delle retribuzioni, ma mira a stimolare la contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari, soprattutto laddove essa non raggiunga almeno il 70% dei lavoratori, favorendo, in tal modo, condizioni lavorative e di vita dignitose.

Il salario minimo nella lotta alla povertà e alla disuguaglianza: una microsimulazione per l’Italia

Andrea Di Filippo presenta i risultati di una microsimulazione, condotta col modello EUROMOD, degli effetti che potrebbe avere sulla povertà e la disuguaglianza l’introduzione di un salario minimo legale in Italia. Secondo tali risultati gli indicatori di povertà e disuguaglianza nei redditi registrerebbero un miglioramento per effetto del salario minimo legale, ma si tratterebbe di un miglioramento contenuto e ciò segnala che povertà e diseguaglianza sono molto influenzate da fattori diversi dalla remunerazione oraria.

Chi ha la visione che non c’è?

Roberto Tamborini osserva che nel dibattito sul Piano di Ripresa e Resilienza risuona l’allarme della “visione che non c’è” nel governo e nella politica e ritiene che una visione del modello di sviluppo in realtà non esista più da tempo. Tamborini sostiene che il problema ha radici nella società civile, mentre troppa enfasi viene posta sulle colpe della “politica” e mette in guardia contro tre errori che, ignorando le conseguenze della pandemia e della risposta europea, rischiano di condizionare le scelte politiche.