Il lavoro da remoto prima e durante il Covid-19: alcune evidenze dall’Eurofound

Teresa Barbieri mette a confronto alcune evidenze fornite da due rapporti dell’Eurofound riguardo l’estensione del telelavoro e dello smart working prima della pandemia da Covid-19 e nei mesi iniziali della sua diffusione. I dati mostrano che, se prima dell’emergenza sanitaria in Italia il lavoro da remoto era poco diffuso, adesso il quadro è completamente cambiato. Ne derivano riflessioni su vantaggi e svantaggi di un maggior ricorso allo smart working anche dopo il Coronavirus.

Il telelavoro per le donne ai tempi del Covid: più flessibilità o più equilibrismo?*

Sara Flisi, Silvia Granato e Giulia Santangelo riflettono sulla condizione delle donne durante la pandemia, partendo dai risultati, relativi alla sfera lavorativa e familiare, che emergono da alcuni studi recenti sulla diffusione del telelavoro e da indagini condotte in alcuni paesi europei. Le autrici sottolineano, in particolare, la possibilità che il telelavoro abbia effetti positivi sull’equità di genere favorendo una diversa allocazione delle attività all’interno della coppia.

Reddito di Cittadinanza: poveri finti e poveri vinti. Correttivi utili per non fare di tutta l’erba un fascio

Anna Alaimo ragionando sul presunto fallimento del Reddito di Cittadinanza sostiene che l’emergenza pandemica ha pesantemente influito sul (mal)funzionamento del sistema. La conseguente paralisi dei servizi e la sospensione della “condizionalità” prevista dal decreto “cura Italia” hanno inibito lo sviluppo della componente “dinamico/promozionale” del modello di inclusione “attiva” sotteso alla disciplina del RdC. Alaimo propone alcuni correttivi, in particolare più investimenti nei servizi per l’impiego e norme di maggior favore per gli stranieri.

Le critiche al Reddito di Cittadinanza. Proviamo a fare chiarezza (seconda parte)

FraGRa nella seconda parte del loro articolo sulle critiche mosse al Reddito di Cittadinanza si soffermano sulla “spinta” che esso darebbe all’indolenza. Contro la tesi che sia dominante il fenomeno dei “poveri indolenti”, gli autori ritengono che occorra distinguere fra situazioni molto diverse e sostengono che gli effetti di disincentivo al lavoro del Rdc sono assai deboli e in prevalenza riconducibili a cause diverse dall’indolenza, e molto più giustificabili. Volendo contrastarli la via maestra è, comunque, rendere il lavoro più attraente.

Il lavoro da casa prima dello “smart working”: radiografia della lavorante a domicilio tra produzione e riproduzione

Eloisa Betti presenta un affresco della storia del lavoro a domicilio nel periodo fordista, utile per confrontare lo “smart working” contemporaneo con la principale forma di “lavoro da casa” degli anni Cinquanta-Settanta. Betti mette al centro dell’analisi il complesso intreccio tra lavoro produttivo e riproduttivo tra le mura domestiche, focalizzando l’attenzione sulla difficile conciliazione, sull’invasione degli spazi domestici e di vita, sulle condizioni psico-fisiche delle lavoratrici, sulle assenti forme di socializzazione e sul possibile ruolo delle organizzazioni sindacali.

Pensioni e salute

Tiziano Treu si occupa del legame fra condizioni di accesso al pensionamento e salute dei lavoratori, un tema relativamente poco considerato nel dibattito pubblico italiano. Treu chiarisce come le scelte operate finora dal legislatore siano caratterizzate da contraddizioni e auspica analisi che si pongano gli obiettivi, correlati, ma da tenere distinti, di ricercare indicatori dell’impatto dei vari lavori sulla salute dei lavoratori e di valutare l’incidenza delle diverse mansioni sull’aspettativa di vita dei lavoratori.

Lo spazio neutro del lavoro duttile

Manuela Raitano e Angela Fiorelli riflettono sul rapporto tra la conformazione fisica degli spazi della casa e del lavoro, in relazione alla pratica della video-comunicazione a distanza sempre più diffusa dopo la pandemia e sostengono che gli spazi fisici, al pari degli spazi virtuali che quotidianamente sperimentiamo, devono diventare più adattivi e flessibili e che, in futuro, le barriere tra spazio privato e pubblico saranno sempre meno nette, con ricadute sul modo di concepire sia la casa privata sia lo spazio di uso collettivo.