Dare lavoro, non reddito. Liberiamoci da alcuni pregiudizi

Elena Granaglia interviene nel dibattito sull’opportunità di introdurre misure universalistiche di sostegno ai redditi e mette in rilievo alcuni pregiudizi presenti nella posizione, diffusa nel nostro paese – e di recente ribadita dall’ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi – secondo cui dare reddito, anziché lavoro, equivarrebbe a negare la dignità umana. Granaglia sostiene che evitare tali pregiudizi può essere utile anche per migliorare le politiche di contrasto alla povertà, che sono in via di definizione nel nostro paese.

Parole da ieri e dall’oggi. Un ricordo di Luciano Barca

Giorgio Cisbani traccia un breve, toccante ricordo di Luciano Barca e del suo rapporto con le Marche, nella cui circoscrizione fu eletto deputato in 6 legislature. Il ricordo è stato letto ad Ancona il 10 marzo scorso, in occasione dell’ inaugurazione della Cittadella della Cultura del Consiglio Regionale delle Marche all’interno della quale ha trovato sistemazione il Fondo librario e carte “Luciano Barca”.

People At the Centre: il futuro di una sanità al servizio della persona

Giulia Morando e Stefano Dossi presentano un resoconto del Policy Forum sulla salute organizzato dall’OCSE a Parigi lo scorso 16 gennaio. Dopo aver ricordato le sfide più urgenti e i trend futuri più rilevanti per la prossima generazione di riforme sanitarie, gli autori sintetizzano le principali tematiche affrontate durante il Forum e sottolineano quanto sia rilevante adottare un nuovo approccio incentrato sulla persona, considerata la chiave per costruire sistemi sanitari accessibili, inclusivi e resilienti.

I paesi più egualitari d’Europa lo sono sempre meno?

Michela Boldrini, Ludovica Galotto e Gabriele Dente commentano due recenti pubblicazioni dell’OCSE sulla crescita delle disuguaglianze in atto in Danimarca e Svezia a partire dagli anni ’80. Gli autori spiegano che secondo l’OCSE tale processo è dovuto all’indebolimento delle politiche redistributive, alla crescita dei redditi da capitale, all’invecchiamento della popolazione e all’immigrazione e sottolineano che, nonostante ciò, Danimarca e Svezia sono ancora tra i paesi OCSE con i più bassi livelli di disuguaglianza e povertà.

Licenziare per aumentare i profitti

Stefano Giubboni interviene nel dibattito suscitato da una recente sentenza della Corte di cassazione che ha ammesso, come valida causale di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, la riduzione dell’organico aziendale in vista di un incremento dei profitti dell’impresa. Giubboni ricorda che non si tratta di una novità assoluta e sostiene che tale orientamento giurisprudenziale rafforza la tendenza a privilegiare, tra i presupposti che legittimano il licenziamento per motivi economici, la libertà d’impresa a scapito dell’interesse del lavoratore alla conservazione del posto.

Jobs Act tra evidenze empiriche e false verità

Pasquale Tridico valuta l’impatto del Jobs Act sull’occupazione. Dalla sua analisi emerge che nel 2016 i contratti a tempo indeterminato si sono ridotti rispetto al 2014 e che, dopo il picco di assunzioni – dovuto agli sgravi contributivi- con contratti a tutele crescenti del 2015, sono in forte crescita le assunzioni a termine. Tutto ciò, secondo Tridico, conferma che non sono le norme a creare occupazione e segnala che l’Italia ha rafforzato il suo modello di “Flex-insecurity”, aggiungendo col Jobs Act flessibilità in uscita alla massiccia flessibilità in entrata già presente.

La Brexit: il più grave sintomo nazionalista della crisi della libertà di circolazione delle persone nell’UE

Francesco Bilancia torna sulla campagna referendaria sulla Brexit e sostiene che un suo aspetto distintivo è stata l’aggressione dei diritti sociali dei cittadini europei, non nazionali ma legittimamente residenti nel Regno Unito, che si colloca nella tendenza, in atto da tempo, a trasformare la disciplina dei diritti alle prestazioni sociali dei cittadini europei residenti in Paesi membri diversi dal proprio. Bilancia ritiene anche che la crisi della libertà di circolazione dei lavoratori è una delle principali cause della perdita di legittimazione dell’Unione europea.

Siamo tutti Keynesiani

Paolo Paesani riflette sull’attualità di Keynes, partendo da alcuni contributi recenti sulla sua vita e sulle sue idee. Dopo aver ricordato che con la crisi del 2007 il nome di Keynes è tornato di moda nel campo della politica economica e sui giornali più che nella teoria prevalente, Paesani illustra come potrebbe affermarsi una nuova agenda di ricerca che, traendo ispirazione dal pragmatismo di Keynes, dal suo senso della storia e dalla sua visione etica, fondi “un modo di pensare migliore” che conduca a contrastare disoccupazione e disuguaglianza.