La classe media e i suoi inafferrabili confini

Maurizio Franzini si occupa della classe media che secondo un recente Rapporto si sarebbe fortemente contratta nel nostro paese. Franzini dopo aver valutato l’attendibilità di questa conclusione, ricorda quanto sia difficile definire, anche soltanto in termini economici, la classe media e, quindi, esprimersi sulla sua evoluzione. Soprattutto, Franzini sostiene che per preoccuparsi del funzionamento dell’economia, della società e della democrazia non occorre attendere – come molti sembrano richiedere – la prova che la sfuggente classe media stia declinando.

La compressione selettiva e cumulativa dell’università italiana

Gianfranco Viesti si occupa delle politiche per il finanziamento del sistema universitario italiano seguite dal 2008 in poi e sostiene che, tali politiche, con sorprendente continuità tra i diversi governi, stanno determinando un profondo ridisegno di quel sistema. In particolare, secondo Viesti quel che sta avvenendo si può definire una compressione (un sistema più piccolo), selettiva (con i tagli concentrati su alcune sedi e aree) e cumulativa (con meccanismi che si alimentano a vicenda), che ha già prodotto, e continuerà a produrre, importanti effetti.

La politica economica oltre l’homo oeconomicus. Un recente rapporto della Banca Mondiale

Eugenio Levi si sofferma sul recente rapporto della World Bank per il 2015: “Mind, Society, Behavior” che ha l’ ambizioso obiettivo di modificare l’approccio alle politiche di sviluppo suggerendo un framework metodologico basato sulle acquisizioni dell’economia comportamentale e orientato a utilizzare i nudges cioè politiche non coercitive che sfruttino l’influenza sulle decisioni individuali delle euristiche cognitive, delle norme sociali, della cultura. Levi sottolinea il grande interesse del Rapporto ma anche qualche deludente conclusione a cui esso conduce.

Il diritto costituzionale all’abitare nella deriva emergenziale

Elisa Olivito muove dall’analisi di alcuni recenti provvedimenti normativi per sottolineare come da tempo in Italia manchino serie politiche in materia abitativa, in grado di far fronte a un disagio sempre più grave. Olivito sottolinea che l’assenza di tali politiche è, tuttavia, tale da minare la garanzia di un diritto così essenziale come quello all’abitare, dal quale dipende il concreto godimento di altri diritti fondamentali e sul quale si proiettano questioni più ampie, relative al rapporto fra trasformazioni del territorio urbano e funzione sociale della proprietà privata.

Impiego atipico e assetti macro-istituzionali. Le conseguenze sociali della deregolamentazione dei mercati del lavoro in Europa

Paolo Barbieri presenta i risultati di un ricerca europea sulle conseguenze sociali della flessibilizzazione dei mercati del lavoro focalizzata sul ruolo delle configurazioni istituzionali e del loro impatto soprattutto sui rischi di intrappolamento nel precariato e di ritardo nell’accesso alla maternità per le donne. Il principale risultato che emerge è che soltanto nei paesi del Sud Europa il lavoro flessibile diviene una trappola occupazionale ed esercita un forte disincentivo alla procreazione. Altrove questi effetti sono assenti o molto più lievi.

Destini che si uniscono? La convergenza economica tra i paesi dell’euro zona

Alessandra Cataldi ricorda che condizione necessaria al buon funzionamento di un’ unione monetaria è l’integrazione tra le economie nazionali e che negli anni ’50, quando si iniziò a parlare di unione monetaria europea, vi erano posizioni discordanti in merito alla effettiva possibilità di realizzare l’integrazione economica. Ricostruendo le azioni, anche quelle più recenti, intraprese in Europa per realizzare tale convergenza, Cataldi sottolinea che ancora molto resta da fare per completare l’unione monetaria.

Accumulare povertà? Note sul Report dell’ISTAT “La povertà in Italia 2014”

Emanuela Struffolino e Marianna Filandri commentano il recente report dell’Istat sulla povertà in Italia nel 2014. Le due autrici sottolineano, da un lato, il dato positivo del non peggioramento della povertà complessiva rispetto al 2013 e, dall’altro, la forte penalizzazione in termini di povertà assoluta e relativa di alcune famiglie e individui con particolari caratteristiche. In particolare, esse mettono in luce come le dimensioni della povertà possano sommarsi per la fascie più deboli determinando situazioni di svantaggio cumulativo.

Chi paga il debito? Le insidie del concetto di “popolo greco”

Ugo Pagano prendendo spunto dal dibattito in corso sui benefici di cui ha effettivamente goduto il “popolo greco” attraverso la concessione del debito e il suo bail out, si interroga sul significato reale di espressioni come “debito greco” e “popolo greco”. Muovendo dall’osservazione che se esiste la mobilità delle persone il popolo che beneficia dei prestiti può non coincidere con quello su cui grava la restituzione del debito, Pagano mostra la rilevanza di questa possibilità per la vicenda greca e, più in generale, per il futuro dell’Europa.

La tratta di esseri umani tra politiche di protezione sociale e rischi di vittimizzazione secondaria

Consuelo Bianchelli si occupa del drammatico problema della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale che interessa anche il nostro paese. Dopo avere richiamato le caratteristiche principali di questo fenomeno, Bianchelli si sofferma sulle politiche nazionali di protezione sociale per vittime di tratta mette in luce gli aspetti critici che intervengono nell’applicazione della normativa di riferimento (Art. 18 D.Lgs 286/98) e conclude ricordando che i rischi più seri che si corrono sono quelli di marginalizzazione e di vittimizzazione secondaria.

Il welfare greco fra miti infondati e tagli reali

Michele Raitano esamina il welfare greco comunemente considerato troppo generoso. Dopo aver chiarito le principali caratteristiche del sistema pensionistico greco e delle riforme introdotte di recente, Raitano esamina, comparativamente, livelli e tendenze della spesa sociale greca. La sua conclusione è che il sistema previdenziale greco non appare anomalo e che i dati sull’età effettiva di pensionamento e sull’andamento della spesa sociale sono tali da smentire la tesi che in Grecia dopo la crisi non siano state introdotte importanti riforme del welfare.