Non è così semplice. I dati sull’occupazione e le riforme del governo

Fabrizio Patriarca e Michele Raitano commentano i dati apparentemente molto favorevoli sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato recentemente forniti dall’INPS e dal Ministero del Lavoro e sottolineano che l’interpretazione delle tendenze in atto e del ruolo giocato dalle riforme è in realtà molto complessa. Un’attenta lettura dei dati porta Patriarca e Raitano a ridimensionare notevolmente il numero di contratti che corrisponderebbero effettivamente a nuova occupazione e a sostenere che se i dati fossero confermati il costo della creazione di nuovi posti di lavoro attraverso gli sgravi contributivi sarebbe esorbitante

Stagnazione secolare o trappola della liquidità?

Massimiliano Tancioni si occupa della tesi, sostenuta per primo da Summers, che nel nostro futuro ci sia una “stagnazione secolare”. Tancioni sottolinea che per molti aspetti la “stagnazione secolare” non è facilmente distinguibile dalla keynesiana “trappola della liquidità” e discute le varie politiche proposte per contrastarla. In particolare, egli sostiene che alcune politiche strutturali, orientate a ripristinare le condizioni di redditività di lungo periodo, possono aggravare la situazione economica nell’immediato

Invertire il declino italiano: il ruolo delle istituzioni

Gilberto Seravalli si interroga sul ruolo che le istituzioni dovrebbero avere per rianimare un’economia stagnante e sostiene che alla diffusa ricetta “più concorrenza, meno conflitto, più capacità di comando” un’importante letteratura suggerisce di sostituire quella che prevede “più confronto anche conflittuale tra modi di vedere e più sperimentalismo per adottare soluzioni che funzionano davvero”. Il modo in cui Venezia affrontò tra il XIV e il XVII secolo il problema della laguna è, secondo Seravalli, un buon esempio di applicazione di questa ricetta

Menabò N. 22/2015

In questo numero del Menabò Fabrizio Patriarca e Michele Raitano cercano di fare chiarezza sui dati che circolano sulle nuove assunzioni indotte dal Jobs Act; Massimiliano Tancioni analizza criticamente la tesi secondo staremmo procedendo verso una “stagnazione secolare”; Gilberto Seravalli illustra il ruolo che dovrebbero avere le istituzioni per contrastare il declino economico; Francesco Ferrante…

Modelli di regolazione sociale: prevenire è meglio che curare

Francesco Ferrante e Fabio D’Orlando, richiamandosi a alcuni recenti contributi di economia sperimentale, sostengono che le recessioni generano anche costi non pecuniari (principalmente di natura psicologica). Tali costi non possono essere trascurati nel calcolo del benessere sociale e la loro considerazione porta alla conclusione che le politiche di regolazione dei mercati finalizzate a prevenire e contrastare episodi massicci di disoccupazione sono di gran lunga più efficaci e necessarie per il benessere sociale di quanto normalmente si ritenga

La crisi finanziaria globale, l’occupazione nei paesi in via di sviluppo e le disuguaglianze globali

Elisabetta Magnani si occupa degli effetti che la crisi finanziaria globale ha prodotto sull’occupazione e sulle condizioni del lavoro nei paesi in via di sviluppo e, anche per questa via, sulle disuguaglianze globali. Dopo aver sottolineato che la conoscenza di questi effetti è ancora largamente carente, Magnani individua alcuni canali attraverso i quali l’instabilità finanziaria può aggravare la vulnerabilità dei lavoratori più deboli dei paesi emergenti e ne sottolinea l’importanza per il disegno di politiche che possano contrastare questi effetti

La politica industriale del Commissario europeo Altiero Spinelli

Vincenzo Russo ricostruisce il tentativo compiuto nel 1972 da Altiero Spinelli di dare alla Commissione europea strumenti di politica industriale e regionale in grado di contrastare gli squilibri territoriali nati anche dalle politiche liberiste adottate. Russo ricorda che l’evento principale fu la Conferenza di Venezia e che nel 1973 fu creato, con limitate risorse, il fondo per la politica regionale che non diede risultati rilevanti, e auspica che dall’insuccesso di quell’esperienza possano trarsi, a oltre 40 anni di distanza, utili insegnamenti

La classe media e l’individualismo della prateria

Nadia Urbinati muove dalla considerazione che lo stato della società economica e quello della società politica sono strettamente connessi e che una classe media ampia e sicura svolge la funzione di rendere più solida la democrazia. Tuttavia, sostiene Urbinati, le forze spontanee del mercato tendono a minare la sicurezza e la stabilità della classe media e ciò potrebbe avere conseguenze negative per la democrazia. Pertanto, l’intervento pubblico di stabilizzazione dell’economia può essere considerato necessario anche per dare solidità alla democrazia

I confini della classe media e la sua evoluzione

Chiara Assunta Ricci illustra le difficoltà che pone la definizione della “classe media” e ricorda che gli economisti tendono a basarsi esclusivamente sul reddito. Dopo aver sottolineato che anche questa ristretta accezione non risolve tutti i problemi, Ricci elenca le prevalenti modalità di definizione e misurazione in base al reddito e presenta alcuni dati che provano come, sulla base delle più convincenti definizioni, la classe media abbia sperimentato, negli anni recenti, un peggioramento delle proprie condizioni economiche

Equilibrio di bilancio e retroattività delle sentenze di accoglimento

Marco Polese esamina le ragioni alla base della recente pronuncia della Corte costituzionale sull’illegittimità c.d. Robin Hood tax, diretta a colpire gli extra-profitti delle imprese del settore petrolifero ed energetico. Polese si sofferma su un aspetto peculiare della pronuncia, l’irretroattività, giustificata con l’esigenza di rispettare il pareggio di bilancio e sostiene che vi erano altri modi per impedire la restituzione delle tasse versate. Infine, sottolinea che in questo caso, come in altri recenti, la Corte sembra aver svolto un ruolo di supplenza del Parlamento