EI Towers – Rai way: l’obiettivo è l’efficienza o la cassa?

Antonio Scialà dedica il “Contrappunto” alla recente notizia dell’Opas su Rai way lanciata da EI Towers, società del gruppo Mediaset. Dopo aver riassunto i termini della vicenda, Scialà propone una riflessione sugli effetti che avrebbe l’Opas, qualora andasse in porto, sulla struttura del mercato dei servizi televisivi, sottolineando l’urgenza di una definizione del quadro regolatorio del settore

Dal vaso di Pandora del Jobs Act escono i primi decreti legislativi: non è tutto oro quel che luccica

Ugo Trivellato osserva che, per come si viene configurando, il Jobs Act contiene, accanto a innovazioni condivisibili, disposizioni che sollevano perplessità o tout court contrarietà. Le riserve di Trivellato riguardano soprattutto alcuni aspetti della disciplina dei licenziamenti, il permanere di tutele non uniformi e la persistenza dell’impianto categoriale nelle misure di sostegno al reddito dei poveri

Menabò N.18/2015. Jobs Act

Questo numero del Menabò è prevalentemente dedicato al Jobs Act. Se ne occupano gli articoli di Ugo Trivellato, Giuseppe Croce, Francesca Fontanarosa e Elena Paparella, Gianfranco Pomatto, Federico Nastasi e Fabrizio Patriarca oltre che la scheda di Michele Raitano. I temi relativi al Jobs Act trattati in questi contributi sono:  il contratto a tutele crescenti…

Luci e ombre del Jobs Act. Tra manovra congiunturale e politica strutturale

Giuseppe Croce si sofferma sul contratto a tutele crescenti e sull’indennizzo monetario in caso di licenziamento. A suo parere, grazie soprattutto al bonus contributivo sulle nuove assunzioni, l’effetto congiunturale sull’occupazione potrà essere positivo mentre appare molto debole l’atteso effetto strutturale. Croce teme poi che il nuovo contratto possa portare all’espulsione di lavoratori anziani e sottolinea, anche in questa prospettiva, l’importanza della formazione continua

Il demansionamento nel Jobs Act: rischi di ri-oggetivizzazione del lavoro e diritti inviolabili

Francesca Fontanarosa e Elena Paparella esaminano le disposizioni del Jobs Act e delle norme attuative sul sotto-inquadramento dei lavoratori mettendone in risalto i profili di incerta legittimità. Le autrici richiamano gli orientamenti giurisprudenziali che hanno contribuito a definire la mansione anche come bene a carattere immateriale; sostengono che tale componente della qualifica professionale sia di ricondurre alla sfera della inviolabilità di diritti costituzionalmente garantiti e si chiedono se la conservazione del livello retributivo, prevista dal Jobs Act in caso di demansionamento, sia una misura conforme al dettato costituzionale

La maternità è come un master

Riccarda Zezza ricorda che in Italia sono bassi sia i tassi di occupazione delle donne sia i tassi di fertilità. Riferendosi anche ai dati che dimostrano come da noi i tassi di occupazione femminile siano negativamente correlati al numero di figli, Zezza sostiene che un passo importante per modificare questa situazione consiste nel fare in modo che la maternità non diventi causa di disoccupazione. In realtà, la maternità permette alle donne di sviluppare capacità che possono essere di valore anche nel lavoro. Da queste considerazioni è nato il progetto maam® – maternity as a master che Zezza illustra nel suo contributo

I nuovi ammortizzatori sociali secondo il Jobs Act: chi ci perde?

Michele Raitano si occupa della riforma degli ammortizzatori sociali e dell’introduzione della NASPI in sostituzione di ASPI e Mini-ASPI. Dopo aver descritto le principali caratteristiche di questi schemi, Raitano presenta i risultati di alcune simulazioni diretta a verificare come cambiano le tutele potenziali dei lavoratori dipendenti del settore privato. Da essi risulta che, se si tiene conto sia della durata di fruizione dei sussidi sia degli importi erogabili come prestazioni e come contribuzione figurativa, la NASPI, malgrado i suoi pregi, finirà per danneggiare alcuni potenziali disoccupati

L’approvazione del Jobs Act: una finestra che è rimasta aperta

Gianfranco Pomatto analizza il percorso che ha portato all’approvazione del Jobs Act e sostiene che esso ha fatto leva sia su condizioni di lungo corso, sia su tattiche di più breve periodo. Tra le prime rientrano le raccomandazioni delle istituzioni internazionali sulla flessibilità come rimedio alla disoccupazione. In questo contesto la campagna di comunicazione di Renzi ha promosso un clima di opinione favorevole ai provvedimenti governativi, finendo per esercitare una pressione anche sui dissidenti interni al Pd, già in difficoltà per il gioco di sponda con Forza Italia sulla riforma costituzionale

Il diritto-dovere alla formazione nel contratto a tutele crescenti: una proposta per contrastare la precarietà e rilanciare la produttività

Federico Nastasi e Fabrizio Patriarca muovono dalla diffusa opinione secondo cui il nuovo contratto ridurrà il precariato e che ciò avverrà grazie alla combinazione delle tutele crescenti con la riduzione del cuneo contributivo. Nastasi e Patriarca ritengono che per raggiungere questo scopo, e anche per sostenere la produttività, il nuovo contratto dovrebbe contenere previsioni innovative sulla formazione dei lavoratori dalla quale dipende sia il consolidarsi dei legami tra impresa e lavoratori sia la possibilità di attuare politiche industriali e formulano un’articolata proposta a questo riguardo

Gli indici di Employment Protection Legislation e alcune fallacie sul mercato del lavoro italiano

Eleonora Romano, nella scheda già pubblicata sul n. 10 del Menabò, analizza gli indici relativi all’ Employment Protection Legislation, cioè alle regole e procedure di assunzione e licenziamento dei lavoratori nel settore privato, elaborati dall’OCSE. Dopo avere illustrato il modo in cui vengono costruiti tali indici e alcuni loro limiti, Romano mostra che il nostro paese non si caratterizza per particolari rigidità. Ad esempio, con riferimento al lavoro a tempo indeterminato l’Italia, anche per effetto della “riforma Fornero”, risulta meno rigida della Germania, anche prima del Jobs Act