Lo sviluppo delle aree interne: il caso delle comunità italo-albanesi della Calabria

Murrau ritorna sul tema delle aree interne analizzando le comunità italo-albanesi della Calabria, sottolineando che queste comunità hanno conservato nel tempo una comune matrice linguistica e culturale. Ciò non ha, però, impedito lo spopolamento né ha favorito lo sviluppo; perciò Murrau conclude che anche qui occorrono politiche intenzionali che costruiscano ponti tra queste aree e le conoscenze esterne

Pro e contro Piketty: breve ricostruzione di un acceso dibattito

Nel primo degli articoli che questo Menabò dedica al libro di Piketty, Lepri ricorda che di disuguaglianze crescenti nel mondo si parlava da tempo e che Il capitale nel XXI secolo proietta nel futuro il timore che esse si allarghino ancora. Il dibattito planetario che ha suscitato anche tra i grandi nomi dell’economia è dovuto a questo. Lepri ricostruisce questo dibattito e sostiene che più degli attacchi degli avversari valgono alcune obiezioni ragionevoli alla sua tesi di fondo. Soprattutto, l’analisi delle tendenze storiche andrebbe confrontata con la realtà dei fattori che hanno condotto alla crisi attuale e che rendono difficile uscirne.

Piketty e i dati

I dati sono la principale “ricchezza” del lavoro di Piketty. Brandolini ci ricorda che, riallacciandosi a Kuznets , Piketty ha utilizzato le tabulazioni per classi di reddito delle entrate assoggettate alle imposte sui redditi per identificare la quota di reddito che va ai più ricchi. Inoltre, egli ha studiato in modo innovativo i dati sulla ricchezza e il loro rapporto con il reddito. Secondo Brandolini la scelta metodologica di ricostruire meticolosamente lunghe statistiche storiche distingue nettamente Piketty dal modo prevalente di fare economia oggi.

Piketty e la contraddizione fondamentale del capitalismo: r>g

Franzini esamina quella che Piketty chiama la “contraddizione fondamentale del capitalismo” e cioè la tendenza del tasso di rendimento sul patrimonio a eccedere il tasso di crescita del reddito. Dopo avere illustrato le implicazioni di questa eccedenza per la disuguaglianza e averne valutato criticamente l’importanza, Franzini illustra alcuni interventi in grado di contenere le disuguaglianze e, più specificamente, quelli che potrebbero permettere un riavvicinamento tra i due tassi.

Piketty e la tassa sulla ricchezza

Paladini analizza la principale proposta di Piketty per contrastare la tendenza verso una crescente disuguaglianza: l’introduzione di un’imposta progressiva sul patrimonio. Prendendo a riferimento l’impôt de solidarité sur la fortune da tempo adottata in Francia, che pare corrispondere largamente alla proposta di Piketty, Paladini illustra i diversi problemi che possono ostacolare l’ottenimento di un gettito elevato da una simile imposta a iniziare da quelli connessi alla determinazione del valore delle imprese.

Piketty: le disuguaglianze, il debito pubblico e l’austerità

Rodano si sofferma su un tema trattato nell’ultimo capitolo del libro di Piketty: il debito pubblico. Dopo avere riportato alcuni interessanti dati, Rodano ricorda che Piketty considera la tassazione del capitale la via migliore per ridurre il debito e commenta le critiche che egli muove all’austerità come strategia di “rientro”, anche basandosi sull’esperienza inglese negli anni successivi alle guerre napoleoniche. Rodano conclude suggerendo di applicare al lavoro di Piketty la valutazione che Hicks diede dell’opera di Keynes

Ricchi e super-ricchi da lavoro: possibili definizioni e alcune evidenze empiriche

FraGRa affrontano il problema, importante e trascurato, di definire i ricchi e di “contarli”, come si fa con i poveri. Dopo avere ricordato che non esiste una definizione condivisa di “ricchi”, avanzano una loro proposta e sulla base di quest’ultima esaminano l’estensione e le caratteristiche del” pianeta dei ricchi “, in alcuni paesi europei, soprattutto di coloro che sono ricchi grazie al reddito da lavoro.

Le tasse e la fuga dei ricchi

Maurizio Franzini esamina la diffusa opinione secondo cui i ricchi reagiscono all’aumento delle tasse trasferendo la propria residenza. Dopo avere ricordato, quali siano le conoscenze non aneddotiche di cui disponiamo sull’influenza che le tasse esercitano sulle decisioni dei ricchi di trasferirsi, Franzini si chiede se le migrazioni dei ricchi indotte da inasprimenti fiscali, anche quando avessero luogo, sono in grado di produrre conseguenze negative come la riduzione del gettito fiscale o il rallentamento della crescita economica.